Cominciamo scrivendo i nomi e i cognomi di questi cinque personaggi accusati di violenza sessuale di gruppo, i cinque del branco, in modo da ricordarcelo, ricordarci chi sono, la loro identità. Si chiamano Antonino Miniero, Gennaro Davide Gargiulo, Fabio De Virgilio, Raffaele Regio e Francesco D’Antonio. Sono stati arrestati dalla polizia, l’accusa è di stupro di gruppo con l’aggravante dell’uso di sostanza stupefacente. Tutti e cinque dipendenti dell’Hotel Alimur di Meta di Sorrento. Qui nell’ottobre del 2016 sbarca una turista americana di 50 anni con la figlia. Il branco le adocchia. La ragazza sfugge per miracolo. La madre invece cade nella trappola, le offrono al bar un cocktail, contiene la cosiddetta “droga dello stupro”. Pochi minuti e la donna perde i sensi. Viene condotta a forza in un locale dove sono conservati gli attrezzi della piscina. Sono in dieci, dieci maschi, tutti nudi. Inizia lo stupro di gruppo. A ripetizione. Non soddisfatti questi vigliacchi di cui dobbiamo ricordare nomi e cognomi, con i loro complici (che speriamo vengano presti identificati e sbattuti in galera), portano la donna in un camera di servizio. E continuano.
C’è più di elemento di relazione tra il branco di Sorrento e la Manada di San Firmino, in Spagna. Entrambi i gruppi di stupratori avevano una chat e fotografavano le vittime dei loro abusi. La chat dei vigliacchi di Sorrento si chiamava “Cattive abitudini”. Gennaro Davide Gargiulo scrive a “Gobby” (persona non ancora identificata): “Ieri mi sono fatto un tavolo con i ragazzi della cucina con una Milf canadese… Imm sclerat… Fantasticoooo”. Anche a un altro amico, chiamato “Il calabrese”, Gargiulo riferisce che “Agg fatt nu tavolone (termine napoletano che indica sesso con una donna stesa supina, ndr) cu na milf”, e lo stesso fa con altri. Ridono, scherzano, cazzeggiano i vigliacchi. La donna è una milf, una nonnina. Che schifo. Al termine si fanno anche un selfie, con il segno della vittoria.
Su whatsapp, riporta il Fatto Quotidiano citando l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Emma Aufieri, i componenti del gruppo facevano circolare “due foto di una donna seminuda trattenuta da braccia maschili”: in questa immagine la donna non è riconoscibile, ma in un’altra sì, e ha il “volto atterrito” per ciò a cui il branco la sta costringendo. Quando la turista americana ha denunciato alla polizia l’accaduto nell’ottobre del 2016 ha rilasciato queste dichiarazioni: “Mi sembrava di essermi staccata dal corpo e di assistere dal di fuori a quel che mi stava accadendo. Nella stanza del personale, dove sono stata portata sotto l’effetto della droga c’erano almeno dieci uomini nudi, tutti molto giovani. Uno di loro, mi ricordo, aveva tatuata sul collo una corona”.
Due anni di indagini e finalmente li hanno incastrati. L’albergo dove gli stupratori lavoravano li ha licenziati, l’ultimo a essere stato cacciato ha 22 anni, aiuto cuoco, contratto rescisso per giusta causa. L’hotel si costituirà parte civile nel processo. E in attesa che la giustizia faccia il proprio corso noi ricordiamoci i nomi di chi abusa, chi stupra, chi droga perché la violenza di dieci contro una sia ancora più semplice.