La vendetta di Baghdad: 300 appartenenti all'Isis condannati a morte
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La vendetta di Baghdad: 300 appartenenti all'Isis condannati a morte

Molti sono soprattutto combattenti stranieri provenienti da Turchia e ex repubbliche sovietiche. C'è anche una donna tedesca

Combattimenti nell'area di Mosul
Combattimenti nell'area di Mosul
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18 Aprile 2018 - 17.21


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Dopo la caduta di Mosul la vendetta degli ex sconfitti diventati vincitori: più di 300 persone, un centinaio delle quali straniere, sono state condannate a morte in Iraq – e altrettante all’ergastolo – per appartenenza allo Stato Islamico. È quanto si è appreso da fonti giudiziarie.
Due tribunali sono competenti per le vicende di terrorismo in Iraq: uno a Tel Keif, nei pressi della città settentrionale di Mosul (ex “capitale” irachena dell’autoproclamato califfato dell’Isis), e l’altro a Baghdad, dove la Corte penale centrale si occupa in particolare di stranieri e donne. Da gennaio, a Baghdad, 103 cittadini stranieri sono stati condannati a morte, tra i quali sei turchi oggi; 185 all’ergastolo, 15 a tre anni di reclusione e uno a un anno di prigione.
La maggior parte dei condannati sono turchi o originari delle ex repubbliche dell’Unione Sovietica. Una cittadina tedesca è stata condannata a morte, una francese all’ergastolo.
A Tel Keif, “815 persone sono state processate: sono state comminate 212 pene di morte e 150 ergastoli”, ha indicato in un comunicato la portavoce del Consiglio supremo della magistratura, il giudice Abdel Sattar Bayraqdar. Secondo lui, la grande maggioranza di queste persone appartiene all’Isis.
Inoltre, “341 persone sono state condannate a pene detentive e 112 sono state rilasciate visto che la loro colpevolezza non è stata provata”. Lunedì il ministero della Giustizia ha annunciato che 11 persone condannate per “terrorismo” erano state impiccate in Iraq, il quarto Paese per numero di esecuzioni al mondo, secondo l’ong per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch (Hrw).

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