Il cinema nel racconto fotografico di Dondero

Presso la Sala della Cineteca di Bologna, 140 scatti di uomini e donne del cinema. Uno sguardo e un racconto di una comunità. Ritratti indimenticabili di un'epoca.

Il cinema nel racconto fotografico di Dondero
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20 Giugno 2012 - 10.58


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140 scatti di donne e uomini di cinema.
La Cineteca di Bologna torna alla fonte infinita di Mario Dondero, delle sue avventure infaticabili, del suo sguardo testimone di vita. Un rapporto intenso, quello con l’Archivio fotografico della Cineteca di Bologna, che trova ora compimento in una mostra che restituisce a Mario Dondero la sua centralità come fotografo di cinema: scatti sul set, scatti rubati fuori dal set, scatti di gente di cinema. Un grande omaggio che corre parallelo a quello di Palazzo Ducale a Genova: Mario Dondero. Dalla parte dell’uomo, allestita dal 16 giugno al 19 agosto.

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Figura tra le più originali ed eclettiche del fotogiornalismo con-temporaneo, Mario Dondero, di origini genovesi, è un vero poeta del reportage. Da molti anni racconta la complessità della condi-zione umana: ritrae scrittori, artisti e intellettuali, immortala con orgoglio uomini e donne in terre di guerra o animati dall’impegno civile. E tra le sue fotografie non mancano momenti e testimo-nianze riferiti al mondo del cinema.

Dai suoi cassetti emergono ritratti di attori e cineasti, momenti di pausa sui set, interpretazioni personali della ‘foto di scena’. Dondero si trova sui set cinematografici soprattutto perché amico di registi e sceneggiatori, spinto da affetto e curiosità intellettua-le; solo in pochi casi i suoi scatti sono frutto di brevi incursioni per conto di giornali. “Vedere nascere un film è come seguire la vita di una comunità provvisoria. C’è l’impegno che anima queste persone, c’è la paura di fallire, c’è molta passione”.

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La stagione romana, ai tempi della dolce vita e degli incontri alla trattoria di Cesaretto o al Caffè Rosati, e quella parigina, altro cinema e altre atmosfere, si rivelano per lui occasioni importan-ti. È amico di Ermanno Olmi ed Eriprando Visconti a Milano, di Rodolfo Sonego ai tempi di Una vita difficile, del fotografo di scena Angelo Novi. Tra fine anni Cinquanta e primi Sessanta documenta i set di Les Aventures de Till l’Espiègle di Joris Ivens e Gérard Philipe, di Il buco di Jacques Becker, di La viaccia di Mauro Bolognini, Prima della rivoluzione di Bernardo Bertolucci e Le soldatesse di Valerio Zurlini, di La ricotta e Comizi d’amore di Pier Paolo Pasolini. Per il reportage Blacklist, sulla lista nera dei registi di sinistra (“per gli americani degli efferati comunisti”), fotografa tra gli altri Dalton Trumbo e Sam Wanamaker, attore nel film Cristo fra i muratori di Edward Dmytryk.

Sono set diversi, molto diversi i registi e la loro pratica di cine-ma. Le immagini di Dondero mantengono sempre un saldo filo conduttore: con sguardo discreto e galante, il fotografo coglie l’intimità di uomini e donne del cinema senza mai violarne vita privata e sentimenti, con lo stesso approccio con cui fotografa il mondo degli intellettuali o il quotidiano di medici o contadini. La sua vocazione è quella di arricchire la memoria collettiva, e allo stesso tempo un bagaglio di ricordi personali che poi generosa-mente ama condividere.

Nelle sue fotografie non si manifesta la velocità superficiale di chi vuole cogliere l’attimo fuggente, ma la voglia di una rappresenta-zione più profonda. Mario Dondero si pone all’ascolto delle storie dei personaggi che vuole ritrarre, solo dopo ferma il soggetto at-traverso l’obiettivo. Il suo celebre ritratto di Jean Seberg, come quelli di Agnès Varda o di Pier Paolo di Pasolini, oppure Gassman sulla scena alle prese con Amleto, Giuseppe Bertolucci assorto al montaggio, Anouk Aimée in un momento di quotidianità, Visconti nel camerino della Callas – non sono semplici atti contemplativi, ma la ricerca di una comunanza di sentimenti e di idee.

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Le storie delle comunità del cinema sono racconti intimi, storie ordinarie in cui non esistono divi e in cui è totalmente assente l’idea di film come ‘prodotto’. Il film, come la foto e la poesia, è probabilmente per Mario Dondero soprattutto il modo di liberare un pensiero e lasciarlo andare in direzione dell’altro.


Sala Espositiva della Cineteca (via Riva di Reno 72)

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Fino al 15 settembre

Inaugurazione lunedì 18 giugno, ore 17.30

Ingresso libero

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