Cinquanta candeline per Diabolik. Il “genio del male”, primo fumetto noir italiano taglia gagliardamente il traguardo del mezzo secolo di attività, confermandosi delinquente vero anche nel successo. Ci ha messo cinquant’anni infatti, ma alla fine ha steso tutti i suoi rivali che insidiavano il suo regno criminale.
I vari epigoni e concorrenti in edicola, maschili e femminili, in versione soft o hard, come Kriminal e Satanik (firmati dalla premiata ditta Magnus & Bunker), o come Sadik, Demoniak, Zakimort e compagnia bella, sono tutti spariti dalla scena, lasciandogli il campo libero. Diabolik infatti non si è lasciato intimorire, altra tempra di criminale, si è preso il tempo necessario e li ha “liquidati” uno per uno ed alla fine è rimasto solo lui.
Calzamaglia attillata nera, sguardo assassino incorniciato da sopracciglia folte e scure, Diabolik è l’opposto di Fantomas, il ladro gentiluomo, perchè non esita d uccidere per raggiungere i suoi scopi, cioè arricchirsi, fra trasformismi (le famose maschere di resina che gli cambiano il viso), gadget tecnologici alla 007, ma anche i classici pugnali come un qualsiasi malavitoso marsigliese, città in cui si muoveva agli inizi, poi diventata Clerville, capitale di un omonimo paese fittizio.
Il personaggio si deve a due sorelle della Milano bene, Angela e Luciana Giussani, in particolare alla prima, ex modella e testimonial delle saponette Lux, moglie dell’editore Gino Sansoni, che osservando tutti i giorni i pendolari che transitavano per la Stazione di Milano Cadorna ebbe l’intuizione di realizzare un fumetto con un formato “tascabile”, cioè che si potesse facilmente leggere aspettando il treno e poi in viaggio, per riporlo infine comodamente in tasca.
Nasce così il “formato Diabolik” (12 x 17 cm), poi ripreso da molte altre pubblicazioni tanto da determinare la cosidetta “rivoluzione tascabile” dei fumetti e che porterà al successo questo antieroe per antonomasia (l’opposto del classico “buono”), che debuttò in edicola per un pubblico adulto sino ad allora ignorato dagli editori, nel novembre del ’62 a 150 lire con un titolo che era tutto un programma: Il re del terrore.
E che re. Diabolik, che per le Giussani aveva lo sguardo del divo hollywoodiano Robert Taylor (Il ponte di Waterloo, Quo Vadis, ecc.), si muove con una Jaguar E, che in tutto il mondo e per tutti diventerà “l’auto di Diabolik”, vive nel lusso grazie agli illeciti arricchimenti con la sua compagna di malefatte Eva Kant, bionda slanciata con coda di cavallo ed ha un acerrimo nemico, l’ispettore Ginko, che gli da la caccia implacabilmente.
Un format, per usare un termine televisivo, molto copiato come abbiamo detto, ma anche parodiato. Ci riferiamo al Dorellik televisivo e poi cinematografico di Johnny Dorelli ed al Paperinik della Disney. Non certo dal principe de Curtis però, perché il suo “Totò Diabolicus” uscì mesi prima dell’esordio in edicola, sugli schermi nazionali. Anzi qualcuno sostiene che le Giussani, nel battezzare il loro criminale, si vollero ispirare a quel nome.
Per festeggiare la ricorrenza “il genio del delitto” o “Uomo dai mille volti” come veniva soprannominato negli anni del suo boom internazionale, si è regalato una mostra itinerante dal titolo “Cinquant’anni vissuti diabolicamente”, che dopo essere approdata alla rassegna Lucca Comic and Games, è tornata a Milano, col suo carico di cimeli, memorabilia, tavole originali e numeri storici.
Ma non è la sola celebrazione. Sky infatti ha annunciato un progetto da 10 milioni di euro per far rivivere in tv (tredici episodi da 50 minuti per Sky Cinema), il criminale più famoso dei fumetti che ancora oggi interessa mensilmente quattrocentomila lettori e che fu portato nel 68 sul grande schermo da Mario Bava con attori del calibro di John Philip Law, Diabolik, Marisa Mell, Eva KAnt e Michel Piccoli versione Ginko.