Il trailer del film[/size=1]
di Giorgia Pietropaoli«Io non sono un sarto, ma un fabbricante di felicità». Così amava definirsi Yves Henri Donat Mathieu Saint Laurent, noto in tutto il mondo come YSL, il marchio che lo contraddistingue. Un uomo eclettico, visionario, complessato, fragile, tormentato. Un artista. Perché se è vero che la moda non è arte, «per fare vestiti bisogna essere artisti». E la collezione Mondrian ce la ricordiamo tutti. O quasi.
Jalil Lespert, regista del film biografico Yves Saint Laurent, decide di raccontare quell’artista, prendendolo dal lato più intimo che si possa immaginare, per mostrare debolezze, difficoltà, successi e cedimenti. Lo fa con garbo, eleganza, quasi sfiorando ogni scena, evitando ogni moralismo o giudizio. Sembra quasi un abito d’alta moda, questo film. «Tu amavi la bellezza, Yves». Lespert non lo dimentica mai e riesce a confezionare una pellicola pervasa dalla bellezza, ricca di particolari. Una pellicola perfetta sotto tanti punti di vista: dalla colonna sonora alla sceneggiatura, dalla fotografia al montaggio, dai costumi alle scenografie.
E non si dimenticano della bellezza neanche Pierre Niney e Guillaume Gallienne che sullo schermo diventano rispettivamente il giovane, timido, talentuoso Yves Saint Laurent e lo sfrontato, pratico, socio d’affari (e compagno di vita) Pierre Bergé. Sono meravigliosi e credibili nei momenti in cui si amano, si rincorrono, si offendono, si sostengono, si lacerano. Trasmettono i drammi dei loro personaggi con una tale ferocia che sembrano prendere a pugni in faccia lo spettatore, dimostrando quanto possa essere difficile essere dei geni in un campo considerato superficiale, frivolo com’è quello dell’haute couture. «La mia unica battaglia è vestire le donne… con i miei disegni, con i miei abiti cerco di esprimermi. Se me lo impediscono ne morirò, capisci?»
Non era facile essere Yves Saint Laurent. Un essere irrequieto, instabile, affetto da vizi e turbamenti, con la testa sempre da un’altra parte. «Sono un minorato… non so neanche compilare un assegno». I suoi talenti, tuttavia, erano altri. A volte sono talenti insicuri. «Si aspettavano così tanto che potevo solo deluderli». A volte sono anche crudeli. «La lasci andare. Il suo stile, quello che è, è già passato». A volte sono audaci. «Quando si ama, si è in pericolo. A me è questo che piace». Niney, con quei lineamenti soavi e con quel fascino delicato, ci restituisce tutti i volti più belli e quelli più oscuri dello stilista, alzando il tono man a mano che si avvicina la morte, la fine. E riesce a rendere il giusto omaggio a questa figura controversa, una figura fatta di scalpori e rivoluzioni. Come quando posò nudo, nel 1971, per la campagna pubblicitaria del suo profumo, immortalata dal fotografo Jeanloup Sieff.
Insomma, questo film non ve lo potete perdere. No ve lo potete perdere se siete appassionati di storia della moda; se Yves Saint Laurent è il vostro stilista preferito; se amate le storie d’amore tormentate; se volete guardare qualcosa di sofisticato, raffinato e brutale al tempo stesso. Non ve lo potete perdere se vi state scoraggiando perché siete un maledetto artista/genio incompreso e non riuscite ad arrivare alla gente, a farvi capire e a sfondare nel vostro campo. E non ve lo potete perdere soprattutto se siete timidi.
«Diffidate dei timidi. Sono loro a comandare il mondo».
YVES SAINT LAURENT
Regia di Jalil Lespert
Con Pierre Niney, Guillaume Gallienne, Charlotte Le Bon, Laura Smet, Marie De Villepin
Drammatico, 100 min.
Usa, 2014
Uscita giovedì 27 marzo 2014
Argomenti: Cinema