Charles Aznavour compie 90 anni e li festeggia cantando. Un evento nell’evento. L’ultimo dei grandi chansonier francesi inizia il nuovo tour mondiale con un concerto a Berlino, proprio nel giorno del compleanno. Come dire, 90 primavere sulle spalle non sono sufficienti per vivere una dorata pensione. Anzi, lui per niente preoccupato dello stress che il suo mestiere gli procura e degli spostamenti che lo vedono in ogni parte del mondo, fa sapere di voler smettere quando sarà centenario.
Non vuole invecchiate insomma l’istrione Aznavour (“Perdonatemi se con nessuno di voi/ non ho niente in comune:/ io sono un istrione a cui la scena dà/ la giusta dimensione”), pieno come’è di energia e con i tanti progetti che ha nella mente per il futuro prossimo venturo. Del resto è un combattente nato, abituato da sempre a lottare per ottenere qualcosa e non può quindi spaventarsi per gli inevitabili acciacchi dell’età.
Figlio di una coppia armena scampata al genocidio perpetrato dai turchi e rifugiatasi a Parigi, Aznavour sin da giovanissimo trovò mille difficoltà e ostacoli non solo per la sue origini ma anche per la sua fisicità spesso umiliata e derisa: “dicevano che ero un nano e che gli infermi non dovevano salire sul palcoscenico”, ha raccontato con amarezza mista all’orgoglio di chi ce l’ha fatta, dei suoi inizi nel mondo dello spettacolo.
La sua fortuna fu di essere scoperto dalla grandissima Edith Piaf, “l’usignolo di Francia” vero e proprio talent scout di tanti artisti, che individuandone le capacità interpretative, lo portò con sé in tournèe in Francia e poi negli Stati Uniti, fornendogli così un passaporto importante verso la notorietà.
Fu così che iniziò a brillare la stella Aznavour, cantante, attore, artista poliedrico e partecipe dell’attività culturale parigina che oltre ai suoi maestri Charles Trenet (“Douce France, “Che rest-t-il de nous amour”) da cui ha appreso la scrittura e il re del varietà Maurice Chevalier da cui ha appreso la presenza scenica, vedeva in prima linea colleghi e amici come Ives Montand, Leo Ferrè, Gilbert Becaud e scrittori come Albert Camus e Jean Cocteau.
Quella di Aznavour quindi è una storia che viene da lontano e che sa di cultura ed arte, la storia di un cantante che ha venduto oltre 300milioni di dischi nel mondo raccontando con la sua voce particolare ed inconfondibile, vicende di coppie, amori complicati, seduzioni struggenti, vite vissute con rimpianti.
“She” (“Lei”), “Come è triste Venezia”, “Ti lasci andare”, “Ed io tra di voi”, “La Boheme”, “L’istrione”, “Ieri sì” “Quel che non si fa più”, brani popolarissimi entrati nella storia della musica leggera e al cui successo in Italia hanno contribuito anche i testi firmati da un poeta della canzone come Giorgio Calabrese.
Per le sue doti artistiche conosciute e apprezzate in tutti i teatri e palcoscenici del pianeta, potrebbe essere definito il grande vecchio della canzone mondiale, ma basta chiamarlo con il suo nome Charles Aznavour, per definirlo.
Ambasciatore della sua Armenia alle Nazioni Unite, grande di Francia insignito della Legione d’onore e fresco autore della sua biografia, “l’istrione” compie gli anni ma li celebra senza candeline, ma con la torta che gli riesce meglio da sempre, cantare. Oggi a Berlino, tra due giorni a Francoforte, poi il primo giugno a Londra, quindi a Barcellona e il primo luglio a Roma.
Tra un’esibizione e l’altra si terrà in forma mangiando poco, fumando qualche sigaretta, pensando al domani e alle cose da fare e soprattutto facendo dieci vasche al giorno per conservare la schiena dritta e sentirsi in forma. Auguri maestro.