Porno e Libertà. Che paradossale equivoco. Il politically correct di Mark Zuckerberg oscura i film d’arte. La cultura. Chi l’avrebbe mai detto? Censurare per un capezzolo in copertina, poi. La pagina Facebook del documentario di Carmine Amoroso in sala da venerdì scorso, è stata oscurata dal social per diverse ore. Lo fa sapere lo stesso regista, precisando che ora la pagina è di nuovo online, ma non può essere aggiornata. “Stiamo scivolando verso un periodo di oscurantismo senza neanche rendercene conto – è la sua accusa – e la censura moralista di Facebook ne è una prova”.
Il film. Il documentario ricostruisce con filmati d’epoca e interviste attuali gli anni ’70, tra pornografia, utopia e battaglie contro la censura. Un’occasione per riflettere su un periodo storico di trasformazioni, in cui il porno divenne strumento di liberazione. “Non c’è da abbassare la guardia – sottolinea ancora Amoroso -. I territori conquistati dopo anni di lotta vanno difesi. Il fatto che venga bloccata la pagina di un documentario a causa di un capezzolo sul manifesto – conclude – è paradossale, ancora di più per un documentario che racconta la storia di persone che hanno lottano contro la censura”.
Il danno. Oltre ad essere un fatto grave, oltre a stimolare una riflessione sulla censura e sul concetto di osceno nei tempi moderni, questa è una grande ingiustizia. Per un film indipendente la cui comunicazione e promozione si basa soprattutto sulla rete questo è un danno enorme.
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