Dopo le undici date con cui, lo scorso settembre, ha dato il via al tour in supporto all’album “Black cat”, Zucchero è tornato a suonare all’Arena di Verona. Ieri sera, 1° maggio, il bluesman italianoha portato in scena sul palco dell’anfiteatro scaligero il primo dei cinque nuovi concerti veronesi.
È riuscito a riempire l’Arena di Verona nonostante la pioggia, che ha bagnato il debutto della prima delle cinque tappe nell’anfiteatro. Dopo le 11 date dello scorso anno – sempre con il “Black cat tour” – altre cinque (a maggio e dal 21 al 25 settembre), 21 totali in 12 mesi: un record. Come quello che gli ha regalato 22 sold out in appena 30 giorni, in Nord America. «A Los Angeles – ha affermato, incontrando I giornalisti prima del live veronese – mi ha raggiunto Johnny Hallyday sul palco e ho incontrato al ristorante Mick Jagger: gli ho detto che prima degli Stones a Cuba ci ho suonato io, e quando era ancora sotto embargo!».
Lo show veronese dura quasi tre ore, con una scaletta che cambia ogni sera. E una super band internazionale formata da 12 elementi (compresa la leggenda dell’organo Hammond Brian Auger), che gli consente modifiche anche all’ultima ora: ll direttore musicale Polo Jones (impegnato anche al basso e ai cori); i chitarristi Kat Dyson, Doug Pettibone, Mario Schilirò, Andrea Whitt; i tastieristi Brian Auger e Nicola Peruch; i percussionsiti Adriano Molinari e Queen Cora Dunham; il sassofonisuta James Thompson e i trombettista Lazaro Amauri Oviedo Dilout e Carlos Minoso.
Dopo l’Oceania (tra cui una data alla Opera House di Sydney), il Giappone e il ritorno in Europa, il tour passerà anche in America Latina tra Argentina, Brasile, Perù e Messico.
Gira il mondo ma tiene il cuore ancorato alla sua terra, sempre pronto a incontrare amici e colleghi. “Amo vedermi con Francesco Guccini – ha raccontato, prima del debutto veronese – il suo linguaggio mi assomiglia molto. Con lui parliamo dell’Emilia, della montagna, delle nostre radici. Prima di essere folgorato da Ray Charles e Otis Redding volevo essere come lui: ho un intero LP di canzoni alla Guccini registrato con un vecchio due piste! Chissà, magari potrei lavorare a delle cover di suoi brani». E’ uno Zucchero carico di emozioni, reduce, da poche ore, da un live a 2500 metri di altezza, in Austria (a Ischgl). «Devo sempre ricordarmi di non bere troppo lì – scherza – Una volta ero ad un evento analogo, avevo bevuto senza mangiare e quando mi hanno portato via in elicottero sono crollato. L’alcol gioca brutti scherzi in montagna». Niente alcol a Ischgl, ma anche lì un record: ha superato i 19.500 spettatori paganti fatti registrare da Bon Jovi: «Io ne ho fatti 21mila”.
Ha parlato anche di talent. Non proprio elogiandoli, anzi non le manda a dire: “Non ce l’ho con i talent per quello che sono – spiega – ma per l’ingranaggio vizioso che hanno creato: non si parla mai di musicisti. Lì non ci sono persone che fanno musica, ma persone che sanno comunicare. Alcune sanno riempire gli stadi, non lo nego, comunicando anche cose ovvie e banali. La musica, in questo caso, non c’entra ed è rimasta indietro. Insomma: è come se si chiedesse ad un contadino di produrre tovagliette, invece di zappare la terra”. E ancora: «I talent sono tutti stereotipati, presentano persone che parlano tutte allo stesso modo. Quei ragazzi sanno stare su un palco, ma magari non sanno tenere una chitarra. Io penso che si debba aiutare chi fa per davvero musica ma non ha sbocchi”.
Il “Black cat World tour” rimarrà all’Arena di Verona fino a venerdì 5 maggio. Poi, Zucchero riprenderà a girare il mondo per presentare la sua ultima fatica discografica: per tutta la seconda metà di maggio sarà impegnato in Nuova Zelanda, Australia e Giappone, tra giugno, luglio e agosto sarà la volta di paesi europei come Germania, Francia, Austria, Spagna e Belgio. I primi di settembre, inoltre, suonerò nel nord Europa, per poi tornare in Italia – sempre all’Arena di Verona – per altri cinque appuntamenti in programma il 21, il 22, il 23, il 24 e il 25 settembre