David Bowie, il dandy che cadde sulla terra è morto 3 anni fa.
Vera e propria leggenda del rock, David Bowie aveva compiuto 69 anni il venerdì prima di morire, giorno in cui è uscito il suo ultimo lavoro, il 28esimo album della sua lunga carriera, “Blackstar”, sette canzoni, tra cui il singolo omonimo, già pubblicato il 20 novembre scorso e sigla della serie TV “The Black Panthers”, e il pezzo “Lazarus”, lanciato da un video tra l’enigmatico e l’inquietante, che è brano portante anche del musical scritto da Bowie in scena in questi giorni a New York.
Soprannominato il Duca bianco, Bowie è stato un vero e proprio personaggio della musica internazionale, un artista di razza che con la sua produzione sempre di altissima qualità, ha attraversato più di cinquant’anni di suono modificandosi sempre, capace di attingere per i suoi album da generi diversi, riuscendoli a contaminare sapientemente. E’ passato dal folk acustico all’elettronica, dal glam rock al soul e diventando un modello di riferimento per più di una generazione di artisti.
Camaleontico nel vero senso del termine, nel corso della sua carriera è stato capace insomma di reinventare il suo stile e la sua immagine creando alter ego come Ziggy Stardust, Halloween Jack, Nathan Adler e The Thin White Duke (il “Duca Bianco” appunto). Fisico androgino, atteggiamenti ispirati alla riservatezza e al mistero, comunicativo anche nel suo silenzio, istrionico, teatrale, star e divo irraggiungibile, un artista di una categoria superiore alla media in tutti i sensi.
Registrato all’anagrafe di Londra come David Robert Jones è stato un cantautore, un polistrumentista, un attore e un compositore. Come attore, dopo alcune piccole apparizioni, ha avuto un ottimo successo nel 1976 come protagonista del film di fantascienza “L’uomo che cadde sulla Terra” di Nicolas Roeg. Tra le sue interpretazioni più note si ricordano Furyo (Merry Christmas Mr. Lawrence) di Nagisa Oshima del 1983, “Absolute Beginners” e “Labyrinth” del 1986, e “Basquiat” di Julian Schnabel del 1996, nel quale interpreta il ruolo di Andy Warhol.
Era sposato con la top model somala Iman Mohamed Abdulmajid ed era padre di due figli, Duncan Zowie Haywood (nato nel 1971 dal precedente matrimonio con Mary Angela Barnett) e Alexandria Zahra (nata nel 2000).
Considerato una rock star internazionale per talento e successi conseguiti negli anni ed artista fra i più ricchi del mondo, era stato inserito al 23º posto nella lista dei 100 migliori cantanti secondo Rolling Stone, bibbia del settore. Tra i suoi brani divenuti delle hit planetarie “Life on Mars?”, “Space Oddity”, “Starman” ed “Heroes”.
Dopo gli esordi nel rhytm & blues con alcuni gruppi studenteschi Konrads, King Bees, Manish Boys, aveva iniziato la carriera solista nel 1967 con il suo album di esordio che porta il suo nome a cui segue due anni dopo “Space Oddity”, un viaggio nel folk-rock psichedelico caratterizzato da ballade intimiste e che contiene la canzone che da il titolo all’album, liberamente ispirata al film di Stanley Kubrick 2001: Odissea nello Spazio. Un album considerato unanimemente come un capolavoro e una pietra miliare del rock.
Una curiosità. Bowie è stato uno dei pochi artisti divenuti dei big planetari (Rolling Stones, Tom Jones) a incidere in italiano. Verso la fine del 1969. Col suo entourage decise di tentare l’ingresso nel mercato italiano dei 45 giri con la pubblicazione di Space Oddity anche con il testo tradotto. Le parole del brano, intitolato “Ragazzo solo, ragazza sola”, vennero scritte da Mogol.
La registrazione avvenne ai Morgan Studios di Londra il 20 dicembre, con Claudio Fabi in veste di produttore e consulente per l’accento italiano di David (il quale era convinto che il testo fosse stato tradotto fedelmente), e il 45 giri fu pubblicato dalla Philips nel febbraio del 1970. La canzone ha fatto parte della colonna sonora del film “Io e te” diretto da Bernardo Bertolucci. Ha inciso anche una curiosa versione di “Volare” di Domenico Modugno, per il film “Absolute beginners”.
Bowie è stato un gigante della musica, uno degli artisti più carismatici e completi della scena internazionale di cui si sentirà sicuramente la mancanza. Aveva annunciato il ritiro irrevocabile, conscio della battaglia che stava perdendo contro il male del secolo, ma è uscito dalla luce dei riflettori, regalando ai fan di tutto il mondo l’ultimo disco, che ora, è facile pronosticarlo, schizzerà ai vertici delle classifiche al di là del suo valore intrinseco che ci sta tutto.
David Bowie, il dandy che cadde sulla terra non c’è più. Ora lo spazio è la sua casa. Per sempre.