Universo Disney, Luciano Gatto: “Nella società contemporanea, siamo tutti eterni Paperini”

Per chiunque sia un appassionato o un cultore disneyano, il nome di Luciano Gatto, storico disegnatore di Topolino, è ben noto

Luciano Gatto
Luciano Gatto
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Stefano Pignataro Modifica articolo

1 Giugno 2019 - 14.14


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L’ultimo Paperon De Paperoni uscito dalla storica ormai ultra sessantenne matita di Luciano Gatto ci presenta un vaporetto affollato dei noti personaggi Disney che abitano quella metropoli immaginaria (ma molto realistica e organizzata molto meglio di molte città realmente esistenti) denominata Paperopoli. Zio Paperone è raffigurato in un atteggiamento non proprio comune; dal dicembre 1947, periodo in cui egli fece la sua prima apparizione creato dalla fantasia di Car Barks, siamo abituati a vederlo altero, fiero, sicuro di sé. Eppure in questa piccola ed essenziale vignetta il papero più ricco del mondo ha gli occhi tristi. Avrà forse risentito anche lui dell’amara vicenda di uno dei suoi più illustri disegnatori.

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Per chiunque sia un appassionato o un cultore disneyano, il nome di Luciano Gatto è ben noto. Classe 1934, veneziano, Luciano Gatto inizia la sua collaborazione al “Topolino” alla fine degli anni cinquanta diventato allievo di un altro celeberrimo e fondamentale sceneggiatore e disegnatore della rivista, Romano Scarpa. Con Scarpa, con cui condivide la città d’origine, realizza storie oggi considerate dagli appassionati vere e proprie pietre miliari della sterminata saga disneyana, tra cui “Paperino e la leggenda dello Scozzese volante” (Topolino n. 174-175 del 10 e 25 novembre 1957) o “Topolino e l’unghia di Kalì”, uscita sui numeri 183-184 del 25 marzo-10 aprile 1958.

Oltre le storie di Paperino, la matita di Gatto si affina anche su personaggi nati successivamente e rapidamente entrati nell’immaginario collettivo italiano quali Eta Beta, il simpatico omino spaziale acuto e moderato la cui caratteristica è la lettera “p” che antepone a quasi tutte le lettere di ogni termine. Nel 2007 gli viene conferito il premio “Papersera”, primo giornale per autorevolezza, tiratura e diffusione di Paperopoli che fa eco ad un celebre giornale realmente esistente.

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Dal 14 maggio 2019 Luciano Gatto è, come si autodefinisce “felicemente pensionato” dal Topolino, dal suo Topolino. Alla sua pagina Facebook ha affidato le sue riflessioni di questa vicenda. Dopo sessant’anni la redazione dello storico settimanale per ragazzi (il 30 ottobre 2013viene ceduto il ramo d’azienda dei periodici Disney in Italia alla Panini Comics”, non ha gli ha rinnovato il contratto. Questa decisione, che il Maestro già presagiva, è giunta dopo un’estenuante trattativa che il disegnatore ha condotto con una pazienza degna di Giobbe con lunghe pause, tergiversazioni e mancate risposte.

Ehi, ma io mica scompaio dal mondo Disney. In attesa di un nuovo editore produco nuovi disegni per i miei amici”, scrive Luciano Gatto sulla sua pagina Facebook. Perché lui, a 85 anni suonati, fermo non ci vuole e non ci può stare. Il non far niente lo fa stare male. Come i suoi personaggi, è frenetico ed energico.

Maestro, dunque, dopo sessant’anni trascorsi come uno dei maggiori disegnatori dei topi e dei paperi più celebri del globo, oggi è un “felice pensionato”. Se la sente di raccontare la vicenda che le è capitata e che ha avuto il suo epilogo proprio pochi giorni fa?

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Certo, non ho alcuna remora. Partiamo da questo: Sono consapevole che ho un’età, che ho dato molto al giornale ma so che potrei dare ancora molto. Da due anni a questa parte, dall’agosto del 2017 sono accaduti molti avvenimenti che lasciavano presagire l’accaduto. Consegno dell’agosto nel 2017 una storia, e devo aspettare un mese e mezzo per avere un’altra storia. Mi arrivano, in pratica, otto pagine da fare in un mese. Un po’ poco per uno come me che macina decine di pagine al giorno. All’inizio ho pensato che ci fossero problemi in redazione, dunque non ho dato molto peso alla pochezza del materiale assegnatomi. Aspetto un altro mese e mi arrivano dieci pagine. Chiedo spiegazioni ma non ho risposta, solo tergiversazioni. Passano ancora mesi e giungiamo ai giorni sette, otto e nove gennaio del 2018, e devo dolorosamente costatare che in quattro mesi e mezzi mi hanno commissionato un numero davvero esiguo di storie e di pagine. Ho sempre cercato un dialogo costruttivo con la redazione; su un punto ero fermo: dopo sessant’anni di lavoro in cui ho sviluppato un mio stile, nel caso fosse cambiata la linea editoriale ed i miei disegni non fossero stati più in regola, di certo non potevo adeguarmi. Dunque, non potendo mutare stile davo per scontato di essere fuori. Ma anche a questa mia richiesta e precisazione non ho avuto risposta.

Poteva essere una mera, eterna, questione di denaro…non lo ha pensato?

Certo che si. Se fosse stata una questione di denaro…. Avrei potuto dare indietro qualcosa perché fortunatamente non ho problemi finanziari, ho accumulato molto in questi anni e grazie al Topolino ho disponibilità finanziaria per vivere bene e più che dignitosamente. Avevo delegato alla redazione di stabilire loro il compenso. Dopo tanto tempo, ricevo una telefonata del redattore che mi informa di un imminente “restyling” del giornale e, dopo trentacinque giorni 35 giorni mi arriva una storia. Pagano quel tanto senza tagliare nulla, ancora una storia e un’altra storia. A settembre 2018 vengo contattato dal Direttore responsabile Valentina De’ Poli che mi informa di un accumulo imponente di storie e di pagine nei magazzini del giornale.

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Arriviamo a maggio di quest’anno e vengo a conoscenza di una riunione a Milano di tutt i i collaboratori della rivista, soprattutto giovani, riuniti a Milano. Ci sarà posto per me? Un invito? Ho anche scritto al responsabile dei disegni Andrea Freccero chiedendo spiegazioni. Non potevo accettare ancora il silenzio su una prospettiva delineata già da allora. Era fin troppo chiaro. Così, il 14 maggio 2019, ho annunciato sulla mia pagina Facebook l’addio al settimanale dopo oltre sessant’anni. Devo dire che la notizia ha suscitato scalpore, tristezza ed anche indignazione da molti dei miei estimatori. Ma, come ho avuto modo di ribadire e di scrivere, la mia matita non si è “spuntata”. Questa settimana, tra quelle ancora da pubblicare, vi è una mia storia sul giornale.

Lei è stato allievo e collaboratore di Romano Scarpa. Che ricordo ha del creatore di Brigitta, Filo Sganga, Gedeone de’ Paperoni?

Da giovane avevo la passione del disegno e cominciai a mostrare qualcosa a Romano ..avevo una buona mano, mi disse che ero bravo soprattutto con il pennino, mi consigliò di provare con il pennello…Per me che mi piaceva disegnare, non trovai nessuna difficoltà. Romano oltre che un bravissimo disegnatore, era anche un valido sceneggiatore e soggettista. Chi non ricorda le sue storie? “Zio Paperone e l’ultimo Balabù” (Topolino n. 243 del 24 luglio 1960) fu la storia in cui compare per la prima volta Brigitta, la papera eternamente infatuata di Zio Paperone. Anche Renato Scarpa cominciò la sua carriera con Mario Gentilini che fu il promotore della mutazione del giornale a “formato tascabile”. Romano era scettico su questa idea, vedeva un giornale minuscolo, troppo ridotto. Fu uno dei più grandi successi editoriali mai avvenuti. Salvò la Mondadori e permetteva alle macchine appena create di stampare a ripetizioni.

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In un’intervista di fine anni ottanta, al Tg L’Una, Romano Scarpa, ospite in una puntata in cui vi era anche Enzo Biagi, racconta che il personaggio di Topolino fu un ripiego dello stesso Walt Disney che si vide rubare un precedente personaggio da uno spregiudicato produttore. Addirittura questo arrivò a rubargli persino i collaboratori. Disney ed il fratello Roy, nel viaggio di ritorno a Los Angeles, si sarebbero scervellati per cercare di trovare un altro personaggio. E venne fuori un “Mortimer” che poi diventò “Michey” e fu un successo clamoroso. Ricordava questa vicenda?

Certo..Del resto, se la racconta Romano Scarpa…

Lei, oltre ai personaggi Disney, è stato anche disegnatore dei personaggi della favolistica moderna. Mi riferisco al personaggio di Biancaneve che dopo l’uscita del film della Disney, anche per sfruttare il successo della pellicola, venne immediatamente realizzata una riduzione a fumetti a firma di Merrill de Maris ed Hank Porter.. In Italia verrà dato seguito ad una fortunata saga iniziata da Pedrocchi con Biancaneve e il mago Basilisco e I sette nani buoni contro i sette nani cattivi. Gli autori che daranno maggiormente un contributo alla saga saranno proprio Romano Scarpa e Luciano Gatto. Vi è un filo rosso tra i personaggi Disney e questi?

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Il filo rosso è la mia passione per il disegno. Gentilini mi diede da realizzare una storia di Biancaneve già alla quarta storia realizzata. Fu molto difficile, ero giovanissimo (ventitreè anni) ma l’esperienza e la passione mi sono venute incontro ed è stato un ottimo inizio. Fondamentale è il sapersi adeguare ai tempi. Molte storie del Topolino oggi considerate classici sono il frutto di un costante adeguamento e di studio fitto. Tutti i grandi sceneggiatori e disegnatori, da Romano Scarpa a Rodolfo Cimino, da Giulio Chierchini a Fabio Michelini hanno fatto così. Bisogna, poi, sperimentare sempre. Nuovi strumenti, nuovi lavori. Io mica ho lavorato per sessant’anni solo al Topolino, sa? Ho disegnato anche in Germania…un editore cercava un disegnatore, presentai i miei disegni e mi presero. Erano, certo, altri tempi. Vi era in tutto il mondo un vero e proprio boom dell’editoria che oggi non c’è. Vi erano decine di testate che oggi non ci sono più.

I personaggi Disney sono un fulgido specchio della società civile mondiale. Sul personaggio di Zio Paperone si sono svolti studi anche accademici per dare al papero più ricco del mondo un’ identità precisa. Si può dire che Zio Paperone sia il ritratto del capitalismo passato e presente?

Assolutamente no. Zio Paperone, sotto quella dura scorza, è buono. Non è il vero capitalista. Chi rappresenta la società odierna è Paperino. Oggi siamo tutti Paperini.

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Tutti eterni nevrotici?

Nevrotici e sottocalcolati. Che fatichiamo per poter vivere. Ma che troviamo negli autentici affetti l’appagamento esistenziale. Zio Paperone ha anche molti valori. Chi vuole tutto e subito è Rockerduck. E’ lui il vero capitalista. Truffa, compie atti anche illegali (arriva ai sequestri di persona) per giungere al suo fine. Primeggiare contro il suo eterno rivale di cui sarà sempre eterno secondo. Ha tutto, ma non si accontenta.

C’è un personaggio unicamente negativo nel fumetto Disney?

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Non ce ne sono.

Cuordipietra Famedoro non mi sembra sia un esempio di bontà e di generosità…

Mi riferisco al filone italiano, non americano. Non ho preso in conderazione i personaggi di Carl Barks o di Don Rosa. Don Rosa, purtroppo, condivide lo stesso triste destino con Massimo De Vita, al quale mando un saluto affettuoso di stima ed affetto: per problemi di salute non possono più disegnare.

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  • Maestro, oggi i bambini sono letteralmente fagocitati dalle nuove tecnologie. Non leggono più. Bambini e ragazzi, Io inorridisco all’apprendere che i genitori anziché le favole o il Topolino, “parcheggiano” i propri figli dinanzi agli “youtuber”. Tutto ciò è deleterio per lo sviluppo stesso delle loro capacità cognitive.

Come fare per far riappropriare della loro fantasia le nuove generazioni?

Il computer è utile, ma non deve sostituirsi all’immaginario. Pensi che mia madre mi aveva chiuso in un comodino tutti i libri di Salgari. Io rimossi il cassetto sopra e mi prendevo i libri. Esercitare la fantasia significa immaginare la scena. Per cui è fondamentale leggere la storia, anche se non possiede figure Il lettore deve dare sempre qualcosa di suo a ciò che legge. Io sono solo un disegnatore, non posso di certo fornire soluzioni. Posso raccontare la mia esperienza: la passione è vincente, su tutto.

 

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