di Manuela Ballo
“Una luna araba ci prende e non ci lascia andare”, cantano così, Carmen Consoli, Dimartino e Colapesce inneggiando alla loro isola, la Sicilia, che ha sovvertito, con le sue straordinarie presenze, ogni classifica del turismo.
Ha potuto farlo poiché ha esercitato una grande forza attrattiva proponendo un nuovo modo di fare turismo e di vivere il viaggio. La Sicilia è un grande universo a sé stante dove i profumi, i colori e le sfumature dei suoi paesaggi si mescolano, producendo uno scenario incomparabile.
L’unicità e la bellezza sono, dunque, elementi decisivi che hanno spinto una moltitudine di turisti, italiani ed esteri, a scegliere le vacanze in Sicilia. Non solo i soli: oltre a questi, altri fattori sono stati decisivi nel permettere questo grande afflusso di turisti.
In questi giorni, ancora di riposo e di vacanza, bisogna riflettere sulle cause e sui perché di questo successo. Nell’era del pre-Covid, i ritmi della vita erano basati sulla frenesia e sul movimento di grandi masse: erano il frutto crescente del capitalismo rapace che sfruttava al massimo i guadagni derivanti dalla grande circolazione di uomini e merci. È evidente che si trattava di un turismo “mordi e fuggi” che negava ciò che di più bello si può trarre dal viaggio: quello di gustare e conoscere i luoghi nei minimi particolari, e soprattutto, di entrare in contatto con le tradizioni e le popolazioni locali.
Il lockdown ha cambiato molto questo stile di vita; l’ha cambiato non solo per il prevalere di una sorta di “effetto nostalgia”, ma proprio perché i ritmi della vita hanno assunto valori diversi. Si tratta di una sorta di ritorno al turismo di villeggiatura, a quello che Goldoni ci suggeriva con la sua opera “Trilogia della Villeggiatura”. Non si tratta quindi di un comportamento nuovo, ma che è ora riproposto, seppure nelle forme contemporanee, dopo la pandemia. Si capisce perché, come scrivono i più, il Covid ci abbia costretto a rivedere il modo in cui viviamo, proponendoci nuovi modelli e pratiche sociali, sia individuali sia collettive.
Se il viaggio favorisce l’osservazione dei luoghi e il loro rapido godimento, la villeggiatura, al contrario, si basa su comportamenti rituali, che pongono l’accento sull’esigenza di riposo incentrato sulla lentezza. Una delle chiavi di questo successo, sta nel fatto che propone un modello nel quale queste due visioni non entrano in contrasto: in Sicilia si viaggia per scoprire i luoghi, svolta dopo svolta, e in Sicilia ci si resta per godere della piacevolezza di un buon ritiro all’interno di qualche bed and breakfast o in qualche villaggio appartato sul mare. Altro aspetto decisivo è quello legato alla necessità di godere della sicurezza individuale e collettiva, imposta dal post-Covid; sapere di poter vedere magnifici luoghi dei grandi “musei a cielo aperto” senza dover ricorrere alle forme più restrittive di distanziamento sociale ha permesso di far diventare, ad esempio, la Valle dei Templi di Agrigento il luogo più visitato d’Italia, superando i tradizionali poli museali del Colosseo e dei musei Vaticani; così anche il parco archeologico di Segesta, le saline di Trapani e l’isola di Mozia; tanto per citarne alcuni.
Altro elemento di questo innegabile successo è legato al basso numero di contagi registrati nell’isola, tanto che una banale intervista televisiva è diventata il motivo che ha dominato su tutti i social “Non ce n’è Coviddi”: frase che è diventata l’espressione più evidente di una sorta di aria sovranista che involontariamente tutti stiamo respirando, mangiare italiano e visitare la bella Italia si sono trasformati in vere e proprie azioni promozionali producendo effetti concreti nei flussi turistici di questi mesi estivi.
Tutti questi sono aspetti che, a ben guardare, hanno fatto sì che la Sicilia si sia aggiudicata questa manche. Ha pesato sicuramente anche il modo che hanno i siciliani di relazionarsi agli ospiti, un modo fatto di ospitalità e riservatezza; cosi come ha pesato un sistema alberghiero in grado di competere col mercato Nazionale e capace di abbattere la concorrenza con le sue tariffe, di gran lunga inferiori rispetto quelle di molte altre Regioni. Sostiene Dino Giarrusso, profondo conoscitore dell’Isola: “La Sicilia è una meta ambita da sempre per le sue bellezze naturali (quasi tutte all’aperto, peraltro), le eccellenze enogastronomiche, e l’ospitalità tipica dei siciliani, inoltre, a fare la differenza in tempi difficili come questi è anche l’ottimo rapporto qualità prezzo, oltre alla poca diffusione del virus sull’isola. Secondo l’europarlamentare un calo c’è stato, e per questo dobbiamo aiutare chi lavora bene con incentivi economici e fiscali, così da consolidare l’immagine positiva della Sicilia che non è stata scalfita nemmeno da questa crisi epocale. Un’ offerta turistica realmente di qualità viene riconosciuta in tutto il mondo , basti pensare alle grandi Star che hanno scelto di passare qui le loro vacanze come Will Smith e Sarah Jessica Parker, e allo stesso tempo a chi sceglie vacanze low cost perché sappiamo diversificare per chi ha diversi gusti e diverse possibilità.”
Così la Sicilia riparte dopo il lockdown, reagendo in maniera tale da superare nettamente le grandi mete del turismo Internazionale: senza artifizi o grandi influencer, ma forte del suo patrimonio e della sua ospitalità.
Questo successo stagionale potrebbe tradursi in una definitiva affermazione solo se si offrissero maggiori servizi e si aggiungessero modi alternativi di fare turismo. La paura del Covid, infatti, speriamo finisca e, forse, non potrà essere più essere la spinta propulsiva del turismo locale. In gioco entreranno tanti altri fattori, tra i quali la capacità di progettare dei percorsi basati sul rispetto dell’ambiente e sulla valorizzazione dell’ enogastronomia, divenuta fattore rilevante in tutti i pacchetti turistici. Così si potrà dare stabilità a quello che potrebbe essere solo un successo momentaneo e si potrebbero dare prospettive di lavoro a molti giovani che, così, rimarrebbero così nell’isola.
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