Fra qualche giorno ci sono le elezioni comunali a Roma e mi è sono domandato chi andrà a Piazza Campitelli a ricoprire il ruolo di assessore alla cultura del Comune di Roma, un ruolo cruciale per una città che vive di cultura?
Erano anni che volevo fare questo omaggio a Gianni Borgna, l’occasione me l’ha data la lettura di questo bel libro che Gianni scrisse quando concluse la sua vicenda di assessore, “Una città aperta” (Dino Audino Editore) in cui si racconta quello che è stato unanimemente definito il “nuovo rinascimento romano” negli anni di Rutelli e Veltroni. Gianni Borgna, l’uomo che, come assessore alla cultura ha fatto la fortuna di queste due consiliature, è morto, e Roma non ha più avuto un assessore alla cultura, con nessuna amministrazione, né con Alemanno, né con Marino e tantomeno con la Raggi.
Il rinascimento di Roma fu soprattutto un rinascimento culturale. Con Gianni Borgna si riaprirono i musei che osservavano orari comodi per gli addetti ma scomodi per i visitatori, si costruì finalmente l’Auditorium che mancava a Roma da 70 anni; si dette una degna sistemazione all’Ara Pacis che, anche se non piaceva al sindaco Alemanno che avrebbe voluto smontarla e portarla in periferia, ha fatto diventare l’Ara di Augusto il monumento più visitato dopo il Colosseo, mentre prima non se lo filava nessuno e i pochi interessati si limitavano a osservarlo da fuori.
Ma l’elenco delle opere culturali di questo periodo a Roma è lungo da fare concorrenza al catalogo che tiene aggiornato Leporello, il servitore di Don Giovanni. Prima dell’arrivo di Borgna, Roma era tagliata fuori dalle attività culturali europee Prima, chi voleva vedere delle mostre importanti doveva andare a Parigi, dopo erano i parigini a venire a Roma, alle Scuderie di Quirinale (aperto in quegli anni), al Palazzo delle Esposizioni (ristrutturato e rilanciato in quegli anni), al Chiostro del Bramante, agli spazi ricavati al Vittoriano, che diventò un monumento vivo e pieno di iniziative culturali e non più una fredda montagna di marmo, ora del Vittoriano si sono perse le tracce. Si aprirono nuovi musei dedicati all’arte contemporanea e a quella degli anni 2000 come il Macro e il Maxxi.
Borgna creò un circuito di biblioteche comunali più grande d’Europa, veri centri culturali di quartiere che non si limitavano al prestito dei libri ma ospitavano iniziative molto importanti
Con Gianni Borgna si riaprirono i cinema che avevano chiuso, si adibirono bellissimi edifici abbandonati e restaurati (come la Casina delle Rose di Villa Borghese) o sequestrati alla criminalità (come la Casa del Jazz sequestrata all’amministratore della banda della Magliana) la casa delle letterature, casa del cinema, dell’architettura, del jazz e altre. Si aprirono teatri di periferia. Soprattutto si dette valore alla archeologia antica, aprendo nuovi scavi e rendendo accessibili siti mai aperti o chiusi da anni.
Si riprese la tradizione dell’Estate Romana, una invenzione di Renato Nicolini, il quale investì Roma che non aveva mai avuto una politica culturale, con una valanga di iniziative “effimere” . Sarà Gianni Borgna a trasformare l’effimero in permanente.
Dopo le giunte di Argan, Petroselli e Vetere ci fu una filiera di giunte centriste che alla città non solo non lasciarono niente ma la accompagnarono a una decadenza che sembrava irreversibile. Roma non sembrava una capitale europea ma una città in piena decadenza sociale, fisica e culturale. Fu la legge sulla elezione diretta del sindaco che dette ai comuni nuove chance. Insieme a una stabilità di governo. Il sindaco eletto con la nuova legge ha i numeri per governare di fare e disfare la giunta a piacimento senza dipendere dai partiti che finivano non solo per condizionarlo ma anche per ricattarlo.
Rutelli prima e Veltroni poi trassero profitto dai vantaggi della legge e fecero rinascere la città anche dal punto di vista culturale.
Un anno dopo la rielezione di Veltroni che ottenne una maggioranza bulgara al primo turno, a Borgna fu dato un vero riconoscimento: lo nominarono presidente dell’Auditorium, ruolo che lui ricoprì benissimo portando il parco della musica, in sintonia con Fuertes, all’attivo e inventando iniziative importanti che sfruttano questo meraviglioso spazio fino alle sue possibilità e lo hanno fatto diventare un vero motore culturale della Città. Alla scadenza del mandato, Alemanno nonostante le pressioni che gli venivano da tutte le parti politiche e culturali, lo sostituì con il presidente dell’associazione industriali, la cui competenza in fatto di musica, non fu mai provata.
Ora Gianni Borgna, nessuno si ricorda più di lui, soprattutto dei grandi meriti che ha avuto al servizio di Roma. A ricordarlo, soprattutto al Partito Democratico, ora c’è questo libro, impreziosito dalla prefazione del Sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, il quale dice: “All’inizio di un anno che vedrà l’Italia alle prese anche con le elezioni amministrative, auspico che la città di Roma ritrovi la strada della rinascita e dell’umanesimo che quei bellissimi 15 anni hanno saputo aprirle e farle imboccare”. E questo mi sembra un grande omaggio a Rutelli e Veltroni, ma anche a Gianni Borgna. Con l’auspicio che Roma ritorni ai vecchi fasti a cui l’avevano portata Veltroni, Rutelli ma anche Gianni Borgna.