Sto recandomi in campagna. Il raccordo è convulso come al solito. L’autostrada abbastanza libera e arrivo a Orte rapidamente.
La campagna e la distese di uliveti e di vigne mi danno presto una sensazione di quiete e di distacco dalle preoccupazioni romane dei travagli inconcludenti per l’elezione del successore di Mattarella. Mi sovvengono questi luoghi e questi percorsi della Tuscia cari a Pier Paolo Pasolini, alle sue visioni poetiche ed oniriche, alle sue battaglie civili.
Come Uccellacci e uccellini con Totò e Ninetto Davoli girato da queste parti nel viterbese che era solito frequentare.
A giorni ricorreranno i 100 anni dalla sua nascita a Bologna nel febbraio del 1922. L’Italia gli deve molto in tanti campi, non solo della cultura. A me ancora studente oltre ai film e ai tanti diversi interventi restano impressi due elementi molto importanti: la presa di posizione a favore dei poliziotti del sud contro i “figli di papà” che volevano fare la rivoluzione con l’occupazione delle facoltà durante la manifestazione di Valle Giulia e la sua ripetuta intemerata contro il Palazzo che tradiva la dignità della politica e i suoi doveri di giustizia.