Anzaldi: "Sulla Rai di Fuortes ci sono poche luci e troppe ombre"

L'intervista a Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva e segretario della Commissione di Vigilanza Rai

Anzaldi: "Sulla Rai di Fuortes ci sono poche luci e troppe ombre"
Michele Anzaldi
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31 Marzo 2022 - 14.40


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Onorevole Anzaldi, che ne pensa della lunga intervista dell’Ad Rai Fuortes al Corriere? La trova soddisfacente?

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“Nell’intervista di Fuortes ci sono qualche luce e molte ombre. Sull’informazione in particolare non si vede alcun cambio di passo. La domanda della giornalista sull’accorpamento dei tg, secondo il Piano Newsroom che porterebbe la Rai al pari di tutte le altre tv del mondo, è stata sostanzialmente ignorata. Come ignorato è stato il calo degli ascolti dei tg. È francamente una presa in giro rivendicare il +0,2% al Tg1 del pomeriggio quando c’è un’emorragia inarrestabile nelle edizioni principali delle 13.30 e delle 20, e lo stesso vale per gli altri tg”. 

Sulla questione inviati in Ucraina Fuortes ha rivendicato la sperimentazione di linguaggi televisivi nuovi. È d’accordo? 

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“La copertura della guerra in Ucraina resta un enorme buco nero. Abbiamo visto per settimane i tg Rai collegarsi con collaboratori esterni anche dalle stesse città dove erano presenti come inviati i giornalisti interni, con costi ignoti. Un fotoreporter intervistato su Vanity Fair ha parlato addirittura di 1.500-2000 euro per ogni collegamento. Una cifra senza precedenti, anche perché nelle ultime settimane i tg Rai, in particolare Tg1 e Tg3, hanno fatto collegamenti quasi in tutte le edizioni con gli esterni. Presenterò un’interrogazione. Nessuna chiarezza, poi, sui tecnici Rai tenuti a Roma, mentre in zona di guerra ci si è appoggiati a una miriade di società esterne, alcune sarebbero addirittura riconducibili ad ex dipendenti Rai”.

Sulle nomine dei direttori nominati con il Cencelli politico l’Ad ha dichiarato di averlo fatto in ossequio allo Statuto Rai. Era davvero inevitabile? 

“Mi è sembrata una caduta di stile. La Riforma Renzi ha consegnato all’amministratore delegato la piena responsabilità delle nomine dei direttori di testata, sulle quali il Cda esprime un parere che diventa vincolante solo con i 2/3 dei pareri negativi, quindi con il no di 5 consiglieri su 7. Fuortes avrebbe potuto, quindi, risparmiarci l’imbarazzante spettacolo degli incontri con i leader di partito”. 

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E quali luci, invece, ha visto nell’intervista?

“Sicuramente la proposta di regolamentare gli ospiti a pagamento nelle trasmissioni di informazione, avanzata anche dal direttore degli Approfondimenti Orfeo, è oltremodo necessaria e urgente, c’è il rischio di un’informazione falsata e trasformata in un gioco delle parti a pagamento. Importante anche la conferma che i Mondiali in Qatar saranno interamente trasmessi dalla Rai e non ceduti a terzi: in questo modo la Rai potrà davvero fare servizio pubblico”. 

Su Rai Way è soddisfatto che l’Ad dica che la Rai manterrà il controllo strategico dell’infrastruttura? 

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“Su un’operazione così rilevante, decisa senza neanche informare il Parlamento, servono paletti ufficiali, non bastano le interviste. Il nuovo Contratto di Servizio deve mettere in sicurezza le torri. Alla Camera ho anche depositato una proposta di legge per affidare le torri ad una società pubblica indipendente, qualora la Rai scenda sotto al 50%”.

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