di Alessia de Antoniis
Si è appena conclusa la prima settimana del Roma Fringe Festival, ospitata quest’anno al teatro Vascello di Manuela Kustermann. “Falliti” è lo spettacolo che ha aperto il festival. Falliti. Spettacolo proveniente da Roma, drammaturgia e regia di Emanuele Bilotta.
Alberto, David e Caterina, tre ragazzi sui trent’anni. Tre vite che oscillano, come pendoli che mai si fermano, tra fallimenti e nuovi sogni nuovi.
Caterina (Caterina Rossi) è una toscana che si è trasferita a Roma con il sogno, fallito, di diventare stilista. È un’alcolista, ha un fidanzato che la tradisce e una madre ossessiva.
David (David Capoccetti) bonaccione romano, cabarettista fallito, lavoratore sfruttato per una ditta che consegna pacchi. Ha problemi con degli strozzini.
Alberto (Alberto Brichetto) è un musicista. Vive con sua madre che gli ricorda quotidianamente che non è in grado di mantenersi, che ha rifiutato il posto alle Poste per suonare con Pino Daniele che è morto pochi giorni prima di iniziare il tour. In sintesi, che è un fallito.
Ma chi è il più fallito? The winner is… il vincitore di una gara surreale, un crudele Truman Show orchestrato da Lucifer (Cristiano Arsì) speaker di “Radio Voce di Roma”, che i tre ascoltano ogni volta che salgono in macchina. Lucifer è in realtà il regista di una sorta un grande fratello che li spia con microfoni sparsi ovunque. Ben lontano dall’essere una versione teatrale del format televisivo, “Falliti” punta il dito sull’avvilente condizione umana di chi accetta di prendere parte a un reality già programmato per tasformarsi in un’arena umana. Sulla miseria di chi è disposto a tutto per un minuto di notorietà.
Non c’è la lotta per la libertà di Truman Burbank, che rischia la vita per ribellarsi al suo dio-regista e uscire da una vita finta: siamo in un Truman show rovesciato, dove l’aspirante artista, fallito, lotta per entrare nel reality che gli farà guadagnare un milione di euro. Il prezzo? La sua dignità. In fondo si tratta solo di fare la scimmia a comando, di offendere gli altri concorrenti, di essere deriso. Ma che differenza c’è tra il David sfruttato da una ditta di spedizioni e lo stesso David sfruttato dal produttore di un format radiofonico?
Diabolico Cristiano Arsì, teatrale David Capoccetti. La voce di Caterina Rossi si perde sovrastata da quella dei colleghi. Scenografia essenziale, dove gli spazi sono costruiti dalle luci. Uno spettacolo su quello che uno è disposto a subire, e a far subire, pur di salire su un palcoscenico.