Tra le macerie degli edifici distrutti dai bombardamenti nei pressi di Kiev sono apparse cinque opere attribuite a Banksy, anche se solo una finora è stata riconosciuta in maniera ufficiale. Come spiega Stefano Antonelli, tra i curatori delle mostre italiane più importanti dell’artista: «Sono tutte immagini fotografate da Ram, che è sulle tracce di Banksy. È un’operazione molto ben ponderata e studiata. Banksy era rimasto in silenzio da quasi due anni».
Ed Ram, famoso fotogiornalista che attraverso i suoi scatti ha spesso denunciato le varie situazioni di criticità nel mondo, aveva già diffuso due immagini. Una delle due fotografie in questione ritraeva un murales con un bambino che durante una partita di judo atterra il presidente russo Vladimir Putin, mentre l’altra raffigurava due ragazzini che utilizzano come altalena quella che potrebbe sembrare una trappola.
Negli ultimi giorni si è aggiunta l’immagine di un’atleta in verticale su un muro distrutto a Irpin e questa volta lo stesso Bansky ha scelto di postarla sui social. Restano ancora ufficiosi gli altri due murales che completano la serie: uno mostra un’atleta, probabilmente una ginnasta, che muove il nastro e l’altro una donna in vestaglia da camera con maschera antigas e un estintore tra le mani; quest’ultimo sorge tra gli edifici danneggiati a Hostomel, vicino all’aeroporto Antonov.
Recentemente si era già vociferato della possibile presenza dell’artista di Bristol a Lampedusa e in Ucraina, infatti sei mesi fa Christian Guémy, street artist francese e grande amico di Banksy, era stato contattato proprio dal collega inglese durante la sua presenza sul territorio ucraino. È sempre Antonelli a chiarire che: «Banksy agisce sempre contando sull’aiuto e sul supporto di persone del posto e si muove come un terrorista. Sembra quindi che voglia investire le nuove generazioni della responsabilità di guardare le cose in modo diverso. Banksy sgancia bombe per fare la pace».