La guerra cancella tutto, distrugge e annienta, lascia dietro di sé macerie e dolore, morte e rabbia, ma da quando lo seguo in tutti i luoghi in cui sono apparse le sue opere e dove quindi è riuscito ad arrivare, Banksy lascia un segno, una testimonianza forte, dei pugni nello stomaco per chi è causa delle catastrofi di questo mondo. Graffiti speciali, curati nei dettagli, pieni di allegorie e di cose non dette ma espresse attraverso l’arte, provocazioni che con estrema raffinatezza schiaffeggiano l’umanità anestetizzata.
Quante polemiche sull’arte del più grande street artist del mondo, quanti tentativi di demolire e sminuire i suoi messaggi e le sue opere. Molto di più perché Banksy colpisce e lo fa in anonimato, lo fa rischiando ed esprimendo opinioni forti, senza sfumature, schierandosi contro perbenismo e in assoluta libertà. Una libertà che il noto “graffitaro” difende rimanendo senza nome e lasciando spesso con mille dubbi e poche risposte.
È arrivato in Ucraina non vi è dubbio, sino a questo momento con una sola opera confermata sul suo account Instagram, il suo rituale per firmare le opere. A noi storditi e confusi da eccessi di notizie e da guerre di opinione, Banksy fa sempre riflettere, squarcia le coscienze di benpensanti e lascia senza fiato.
Una solo opera confermata ma altre sei sembrano proprio essere dell’anonimo di Bristol, che come sempre nelle sue incursioni avrà goduto di aiuti locali e di un’organizzazione impeccabile che ha agito come sempre nell’ombra.
“La ginnasta in equilibrio sulle macerie” è stata realizzata a Borodyanka, nella regione di Kyiv, in un palazzo sventrato dalla guerra, lei la ginnasta, leggiadra e leggera in perfetto equilibrio su un cumulo di macerie come se nulla fosse. Borodyanka è stata una delle località della zona di Kiyiv maggiormente colpite durante la prima fase dell’invasione russa: conquistata dalle truppe di Mosca a febbraio, liberata nell’aprile scorso e da allora in ricostruzione.
La probabile seconda opera raffigura due bambini, dipinti su alcuni blocchi di marmo, nell’atto di giocare su un’altalena che nella realtà è un cavallo di frisia, ostacolo difensivo per impedire l’avanzata del nemico.
Non lontano, un graffito narra di un incontro di judo in cui un bambino sconfigge un adulto somigliante ‘ stranamente’ al Presidente russo Vladimir Putin, grande appassionato di questo sport ed ex presidente onorario della federazione internazionale di atleti che lo praticano, da cui è stato sospeso a causa della guerra in Ucraina.
Il fotografo Ed Ram aveva diffuso, giorni fa, sui social le immagini di altri murales riconducibili al noto street artist. Ed Ram si era domandato se questi disegni fossero opera di Banksy, e in attesa di una rivendicazione ufficiale da parte del diretto interessato erano stati Stefano Antonelli e Gianluca Marziani, curatori di diverse mostre di Banksy, a sbilanciarsi sull’effettiva paternità di questi: “Sembrerebbe proprio che l’artista britannico si sia recato nella zona di guerra per realizzare i due lavori in foto nella città di Borodjanka, Oblast di Kiev” aveva fatto sapere Antonelli. “Ancora nessuna rivendicazione, ma pochi dubbi che sia lui. Banksy riappare dopo un anno e undici mesi di silenzio che aveva alimentato varie speculazioni. È plausibile che ne spuntino fuori altri nei prossimi giorni.
Tra gli altri soggetti rappresentati tramite gli iconici stencil in bianco e nero, anche un uomo barbuto che fa il bagno, una donna in vestaglia, con bigodini, maschera antigas ed estintore, una base mobile per il lancio dei missili sovrascritta al graffito – probabilmente già esistente – di un pene.
Non è la prima volta che Banksy mostra la propria solidarietà al popolo ucraino. La scorsa primavera aveva messo all’asta l’opera CND Soldiers raffigurante due militari intenti a dipingere su un muro il simbolo della pace. L’intero ricavato sarebbe poi andato al finanziamento del più grande ospedale pediatrico di Kyiv.
“La più grande vittoria è quella che non richiede alcuna battaglia”. Sun Tzu