di Giordano Casiraghi
Erano anni di grandi cambiamenti, grandi speranze, subito naufragate, ma uno spirito collettivo aleggiava e ci si sentiva parte di una comunità in movimento. Si arrivava da anni di torpore e di colpo qualcosa è cambiato, così noi ragazzi ci sentivamo pronti per accogliere nuove idee, nuove letture, nuova musica. Quella che il settimanale «Ciao 2001» ci trasmetteva dai primissimi anni Settanta. Uno dei principali giornalisti che ci faceva conoscere nuovi orizzonti sonori è stato Maurizio Baiata che ha pubblicato i più interessanti articoli nel libro Rock Memories (Verdechiaro edizioni, pagg.349 – 23€).
Ebbene, prendere in mano questo libro e sfogliarlo è come tornare a rivivere tanti bei momenti di quella che è stata la nostra gioventù, ma via da noi la nostalgia, perché la musica e i personaggi che vengono trattati, capitolo per capitolo, sono ancora vivi, non solo dentro i ricordi di ciascuno. Un libro così andrebbe regalato ai ragazzi di oggi, che possano «studiare» il percorso evolutivo di quello che è iniziato dal blues per diventare jazz, musica contemporanea e rock.
È vero che è permesso non conoscere il passato per diventare oggi artisti di canzoni (rap e trap), ma chi conosce i padri del pop – rock ha certamente una marcia in più rispetto a chi pensa di prescindere dalla storia. Lo si sente, lo si avverte, ma il rischio è che già oggi parlare di nomi come Faust, Frank Zappa, King Crimson, Amon Dull II, Soft Machine, Magma e Popol Vuh si rischia di essere presi per dei retrogradi. Eppure è lì che sta il cuore pulsante del rock in continua evoluzione. Maurizio Baiata lo sa bene e accompagna ogni storia, ogni personaggio, inserendo anche gli articoli originali tratti da «Ciao 2001» insieme a nuove riflessioni, articoli che vanno dal 1970 al 1974 e, a guardare la copertina del libro, è ipotizzabile che ci sarà una seconda parte, un secondo libro, essendo questo indicato come «Volume Primo».
Baiata ha avuto la fortuna di essere sul «pezzo», nel momento stesso dell’uscita di fenomeni musicali che lasciavano solchi profondi, di averli saputi raccontare e di averli scelti con cura. Infatti, non è casuale la sequenza degli artisti trattati: tutti possono essere qualificati come avanguardia, che stava a indicare quella musica che apportava novità, che prima non si era ascoltata. Caratteristica di quella musica era che ciascuno degli artisti proponeva un suono rigorosamente originale e si caratterizzava per quello. Così i King Crimson erano certamente differenti dagli Emerson Lake & Palmer, e di riflesso anche in Italia il Balletto di Bronzo, con l’estroso tastierista Gianni Leone, nulla aveva a che fare con gli Osanna di Lino Vairetti che attingono dalla tradizione napoletana e dall’idea di utilizzare l’aspetto scenografico e dipingersi il volto, forse tra i primi a farlo. Per quanto sia consentito, gli Osanna di Palepoli e il Balletto di Bronzo di YS, consegnano due dei capolavori del pop prog italiano ancora oggi richiesti e collezionati, al punto che la casa discografica Universal ha messo in circolazione un nutrito catalogo di ristampe dove proprio al Balletto di Bronzo viene reso omaggio con un super vinile formato picture.
Avanti con gli artisti trattati nel libro ci si imbatte anche con nomi meno celebrati, ma pur sempre di assoluto interesse, come High Tide e Third Ear Band, quest’ultimi sono stati importanti per altre formazioni che hanno attinto da questo filone musicale prevalentemente strumentale. L’oboe la faceva da padrone e in quegli anni, i primi dei Settanta, ogni formazione cercava di caratterizzarsi proprio con l’inserimento di strumenti che fino ad allora non si erano sentiti nella musica pop rock. Il flauto dei Jethro Tull, il violino dei Gentle Giant, strumento che fa comparsa nella Premiata Forneria Marconi.
Baiata non si è però circoscritto in un genere, ha allargato gli orizzonti, fino a incrociare un compositore di classica contemporanea come Karlheinz Stockhausen, ed è suggestivo vedere l’articolo uscito nel 1974 dove appaiono le foto di un incontro del compositore tedesco con la stampa e gli operatori: in prima fila si nota un attentissimo Franco Battiato che avrà modo di frequentare l’artista fino a riceverne suggerimenti per la prosecuzione dei suoi capitoli discografici. Non a caso l’album Clic sarà proprio dedicato a Karlheinz Stockhausen. Battiato non poteva mancare negli articoli di Baiata che conclude il libro con una esclusiva intervista a David Bowie realizzata a New York nel 1980.
Un libro, in conclusione, da tenere a portata di mano, che serve per solleticare ascolti ancor oggi stimolanti, magari per andare a cercare qualche album dimenticato e scoprire l’assoluta modernità nei suoni e nelle intenzioni, così vintage da renderli attualissimi.