Racconti popolari, meglio conosciuti come “cunti” in dialetto siciliano, raccolti da Carmelo Campanella diventano un volume antologico. Si tratta del sogno dello scrittore-contadino di Ragusa scomparso lo scorso 7 febbraio all’età di 91 anni. “U cuntu della Divina commedia”, “U cuntu re ru frati”. Storie, preghiere, poesie e canzoni, ascoltate per una vita intera e trascritte in papiri di carta ricavati dai sacchi del mangime dei suoi animali, custodite in un vecchio baule, si sono scoperte essere delle piccole opere etnografiche.
Così, si realizza quello che Campanella inseguiva come “Il sogno del libro”. Proprio questo è il titolo del volume curato dalla storica Chiara Ottaviano e dallo scrittore Giorgio Flaccavento, che ne hanno annunciato la pubblicazione nel corso della manifestazione Liberi a Ragusa.
Viene subito in mente un altro caso letterario, quello di Vincenzo Rabito autore di “Terra matta”, edito nel 2007. Mentre Rabito ha raccontato in una lingua irregolare la sua vita intrecciata con la storia del Novecento italiano, Campanella tramanda le tradizioni e le abitudini della Sicilia narrata attraverso le storie del padre e i ricordi degli anziani del paese, lasciandoci una preziosa parte dell’identità culturale della tradizione orale di una terra di suli e di mari, che altrimenti sarebbe andata perduta.