L’arte e la cultura dovrebbero essere fuori da tanti discorsi. Ma è altrettanto vero che in piena guerra, con migliaia e migliaia di morti, essere testimonial dell’aggressione di Putin all’Ucraina non è accettabile per molti.
Così la pianista Valentina Lisitsa, ucraina di origine ma filorussa e vicina a Putin, si è vista cancellare al Teatro La Fenice di Venezia il concerto con brani di Rachmaninov, organizzato il 4 e 5 aprile dall’associazone Musikamera. Un gesto che non è piaciuto alla pianista che alla lettera di disdetta ha risposto piccata di dover «soccombere alla folla anonima e aggressiva» dei suoi detrattori.
Da una parte la missiva di Sonia Finzi, presidente di Musikamera, che dopo la levata di scudi sui social, con la richieste di intervento del sindaco di Venezia e del sovrintedente de La Fenice, ha scritto alla pianista una missiva cortese ma ferma, disdicendo l’appuntamento previsto nelle Sale Apollinee, visto il clima generato dal conflitto Russo-Ucraino. Una scelta motivata dal pubblico del teatro lagunare schierato contro Lisitsa, non solo per le sue posizioni pubbliche pro Putin ma anche per il concerto, a maggio scorso, in una Mariupol occupata, ampiamente pubblicizzato sui social.
Una azione che già allora le era costata la disdetta da parte dell’orchestra sinfonica di Toronto. Quello di Venezia non avrebbe dovuto essere uno stop definitivo ma solo un appuntamento rimandando a tempi migliori. «Mi ha rattristato molto – replica Valentina Lisitsa nella risposta agli organizzatori veneziani dell’evento -. Pensavo di essere stata invitata come uno degli interpreti di Rachmaninov più riconosciuti al mondo. È una grande delusione. Questo è molto molto triste. E, ovviamente, in questo caso il concerto non può aver più luogo».
Un addio `firmato´ su social con un link che rimanda alla Seconda Sonata di Rachmaninov interpretata dalla stessa Lisitsa. Il rapporto, così, è stato troncato definitavamente. Sonia Finzi, presidente di MusiKamera, non nasconde il suo dispiacere, assumendosi appieno ogni responsabilità dell’accaduto e facendo uscire di scena La Fenice che «nulla c’entra in tutto questo» ripete più volte.
«Non eravamo a conoscenza del suo attivismo politico e delle polemiche che la coinvolgevano – spiega Finzi – sono molto rammaricata e in imbarazzo. Non avrei mai voluto trovarmi in una situazione di questo tipo per nessuna ragione al mondo. Nessuno naturalmente ha obiettato sulla sua scelta sul fronte dell’arte e della musica, vista la sua fama mondiale e le sue indiscutibili capacità». «Proprio per questo e per le tensioni che ne stavano nascendo – rileva – abbiamo ritenuto di rinviare il suo concerto. Anche per rispetto dell’istituzione che ci stava ospitando».
Una scelta culturale e non politica quella che aveva fatto Musikamera che ha fatto saper che non per questo, in futuro, saranno esclusi dal `cartellone´ musica e musicisti russi.