La tonsura non la praticano. Ma attraverso le loro gesta la tradizione dotta dei Clerici Vagantes viene portata avanti di secolo in secolo in maniera arguta ed erudita.
Lì si trova l’origine più intima della goliardia, vezzo culturale sempre più svilito verso la volgarità svaccata e soprattutto zotica.
Al contrario Clerici Vagantes erano e sono spiriti liberi e la loro giovinezza vitale li portava e li porta a ricercare e a cantare nelle loro poesie i piaceri della vita: l’amore, il gioco e il vino, visti come “virtù”, che distolgono dalla malinconia e come rovesciamento parodistico dei valori morali diffusi dalla poesia religiosa del Duecento.
Il liuto, il piffero, il calascione, la tiorba ma soprattutto la tromba per cantate epiche rigorosamente in do maggiore, dove do è voce del verbo dare. E Dante più che il Sommo Poeta è participio presente.
Così domani la segreta tradizione del baccanale laico si ripeterà in una località non meglio precisata della Sabina Maremmana in luoghi un tempo nel cuore di Papa Anastasio IV.
La Confraternita del Cordone (secondo la dizione corretta la Nobil Confraternita del sacro cordone) si riunirà per celebrare le epiche gesta del prode Verga, colui che mai pulzella colse acciocché la sua picca sempre restò intonsa.
Al termine della segreta rappresentazione ci sarà l’elezione del Gran Dotto dei Penetrali il cui nome sarà rivelato in un poemetto carnascialesco che sarà dato alle stampe a febbraio.