di Alessia de Antoniis
Nastro d’Argento per Nostalgia di Mario Martone, al centro del piccolo spazio dell’Argot Studio, arrampicato su uno scranno, mascherato da uomo, Tommaso Ragno legge quello che gli uomini vogliono sentire per considerarti uno di loro: “Una relazione per un’Accademia”.
Una metamorfosi di Kafka che vede la scimmia Tommaso Ragno/Pietro il Rosso trasformarsi in uomo. Una scimmia alla quale non interessano i giudizi umani, ma che è lì solo per presentare una relazione. Una scimmia che si dà alla macchia confondendosi tra gli esseri umani. Una bestia alla quale non interessa imitare gli uomini, “cercavo solo una via d’uscita”. Perché , in fondo, “era così facile imitare gli uomini”.
E su quello scranno, sul quale Tommaso Ragno si è arrampicato con gesti animaleschi, sul cui leggio ha sbattuto la parte da recitare, Pietro legge in maniera composta, calmo, posato, come si confà a un uomo colto, che sa vivere in società. Il signor Rotpeter, Pietro il Rosso, è lo scimpanzè che guarda l’uomo dal suo stesso punto di osservazione, indossando la sua stessa maschera. E Ragno lo fa diventando egli stesso una compunta scimmia, assumendone le movenze, l’espressione, la mimica. Recita arroccato su quel trespolo, con la voce, lo sguardo, i respiri, le rughe del volto; con quel copricapo peloso che diventa tutt’uno con la sua barba.
Dall’alto di quel trono, simbolo del potere della cultura, imitando la saccenteria degli uomini, Pietro il Rosso sbertuccia le idee di superiorità di questi, ridicolizza il loro concetto di libertà. Dimostrando come, per sopravvivere, basta imitare il modo di fare della razza che ti domina, quella razza umana che ha l’arroganza di sentirsi superiore, ma che ha solo usato l’intelletto per colmare l’inferiorità fisica.
“Questo risultato sarebbe stato impossibile se mi fossi ostinato a voler rimanere attaccato alla mia origine e ai miei ricordi di gioventù. Una piena rinuncia a ogni ostinazione è stato il primo comandamento che mi sono imposto; io, che ero una scimmia libera, mi sono adattata a questo giogo”. Così Pietro al pubblico/accademia.
Lo stesso Pietro per il quale “l’alternativa che mi si poneva era zoo o varietà. Non ebbi esitazioni. Mi dissi: cerca con tutte le tue forze di arrivare al varietà; questa è la via d’uscita; lo zoo è soltanto una nuova gabbia; se ci entri sei perduto”.
All’Argo Studio, Tommaso Ragno ha ipnotizzato il pubblico, guardandolo dritto negli occhi, apostrofandolo da vicino, ricordando che “parlando di libertà gli uomini si ingannano un po’ troppo spesso”.
Un monologo che si conclude sulle note di “Così parlò Zarathustra”, che accompagnano la metamorfosi della scimmia Pietro nell’uomo Tommaso: la scimmia che conosce la libertà, che a casa sua è libera di calarsi i pantaloni quando vuole, ha guardato l’uomo e si è fatta uomo accettando di perderla. La scimmia disgustata che ha perso il suo odore, assorbendo quello dell’uomo.
La stessa musica usata da Kubrik in “2001 Odissea nello spazio”, qui non fa da colonna sonora a nessuna Odissea: non c’è nessun viaggio verso la libertà, nessun superuomo. Pietro cerca consapevolmente solo una via di fuga e la trova mimetizzandosi tra gli uomini. E le note di Strauss vedono il sorgere di un homo che di novus non ha nulla.
Un uomo che si è chiuso in una gabbia ben più salda di quella dalla quale Pietro ha compreso che era inutile fuggire. “La calma che conquistai nella cerchia di quegli uomini mi trattenne anzitutto da ogni tentativo di fuga. Se ci ripenso oggi, mi sembra di aver avuto almeno il presentimento che, per vivere, mi era necessario uno scampo, ma che non lo avrei trovato tentando di fuggire”.
Unica scelta: lo zoo o il varietà? Il varietà come via d’uscita. L’arte come via di fuga? Perché di questo si parla: non di libertà. La libertà, all’uomo acculturato, è negata.
Tommaso Ragno, che era entrato in sala mascherato da scimmia vestita da uomo, esce trasformato in uomo. Ma lasciandoci una domanda: è la scimmia che “a suon di frusta” si è evoluta in uomo o l’uomo che ha chiuso dietro di sé le sbarre della gabbia delle regole sociali diventando bestia ammaestrata? Chi ha davvero perso la libertà?
Un bravissimo Tommaso Ragno per un monologo di Franz Kafka che sembra ancora fresco d’inchiostro.