I Nastri d’Argento nascono nel 1946, nella capitale, e rappresentano il più antico premio cinematografico italiano. Assegnato dal Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani, tutti i maestri del grande cinema: dagli autori alle attrici fino ad attori, produttori e tecnici. Col tempo, poi, i Nastri sono diventati soprattutto un punto di riferimento per il mondo del documentario e del cortometraggio.
Proprio in questi giorni, infatti, sono stati annunciati i primi riconoscimenti dei Nastri d’Argento: il Documentario dell’anno va al film di Francesco Zippel, Sergio Leone – L’italiano che inventò l’America, e il Premio Protagonista 2023, invece, va alla street artist Laika per Life is (not) a game di Antonio Valerio Spera.
A questi due successi, aspettando gli altri vincitori che saranno comunicati nel giorno stesso della premiazione, il 27 febbraio a Roma, si aggiungono i riconoscimenti speciali Cinema & Lavoro a Gianfranco Pannone per la sua ultima fatica Via Argine 310 e a Filippo Soldi per NOI SIAMO ALITALIA – Storia di un Paese che non sa più volare. Queste opere proiettano sullo schermo le difficoltà legate al lavoro, alla vita ed alla disoccupazione, a loro volta connesse ai due clamorosi casi sindacali Whirlpool e Alitalia.
In attesa delle premiazioni, tuttavia, sono stati resi noti i titoli dei finalisti. Per la categoria Cinema del Reale sono: Kill me if you can di Alex Infascelli, La generazione perduta di Marco Turco, Las Leonas di Chiara Bondì e Isabel Achával, Svegliami a mezzanotte di Francesco Patierno, The Matchmaker di Benedetta Argentieri.
Per la categoria Cinema, Spettacolo e Cultura i finalisti sono: Capelli quasi biondi, occhi quasi azzurri – 78 lettere a Pier Paolo Pasolini di Simona Risi, Ennio Flaiano, straniero in patria di Fabrizio Corallo e Valeria Parisi, Franco Battiato – La Voce del Padrone di Marco Spagnoli, Nino Migliori. Viaggio intorno alla mia stanza di Elisabetta Sgarbi e Souvenir d’Italie, dedicato a Lelio Luttazzi, di Giorgio Verdelli.
La cinquina dei film dedicati alle imprese sportive e ai loro grandi protagonisti è composta da: Er gol de Turone era bono di Francesco Miccichè e Lorenzo Rossi Espagnet, per ripercorrere un ‘caso’ che ha appassionato il calcio non solo romanista, La bella stagione di Marco Ponti, con il focus sull’amicizia fraterna tra Gianluca Vialli e Roberto Mancini, È stato tutto bello: Storia di Paolino e Pablito, su Paolo Rossi, di Walter Veltroni, Nel nostro cielo un rombo di tuono di Riccardo Milani, dedicato alla leggenda di Gigi Riva, e Kobe – Una storia italiana di Jesus Garcés Lambert sul compianto Kobe Bryant, al di fuori dell’universo calcistico ma dentro il contesto delle leggende sportive.
Infine, si ricordano quelle candidature per il premio condivise tra i Nastri d’Argento e la sede di Palermo del CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia. Riferendosi in special modo al documentario, il riconoscimento è presieduto dalla regista Costanza Quatriglio e nasce con l’obiettivo di ricordare la particolare sensibilità della regista Valentina Pedicini, purtroppo scomparsa troppo presto. I papabili vincitori, dunque, sono: Il cerchio di Sophie Chiarello, Kordon di Alice Tomassini, La timidezza delle chiome di Valentina Bertani, Life is (not) a game di Antonio Valerio Spera e Rosa: Il canto delle sirene, esordio di Isabella Ragonese.