"Forms of Bodies, Trees and Lands": attimi di bellezza nella mostra del fotografo Michael Kenna

A Reggio Emilia Palazzo da Mosto dedica un’esposizione all’autore inglese per animare lo storico quartiere di Via Roma.

"Forms of Bodies, Trees and Lands": attimi di bellezza nella mostra del fotografo Michael Kenna
Michael Kenna, Acqua Alta Reflection, Venice, Italy,1987.
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18 Marzo 2023 - 16.45


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di Francesca Parenti

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Nella magnifica cornice di Palazzo da Mosto a Reggio Emilia, è possibile visitare (gratuitamente e fino al 19 marzo) la mostra di respiro internazionale “Forms of Bodies, Trees and Lands” del fotografo inglese Michael Kenna. Se, ogni volta, la visione delle sue immagini si rivela un’esperienza contemplativa, stupefacente e al limite dell’ascetismo, quest’esposizione ha una genesi e uno sviluppo del tutto precipue. L’iniziativa culturale, realizzata col patrocinio del Comune di Reggio Emilia e in collaborazione con la Fondazione Palazzo Magnani, che ha messo a disposizione alcune opere provenienti dalla collezione della Provincia, nasce con l’intento di conoscere e animare lo storico quartiere di Via Roma, grazie alla collaborazione con l’Associazione “Viaromaviva”, nel ribadire il legame autentico dell’autore con la città.

Il percorso espositivo si apre con la serie intima e profonda Rafu: un progetto dedicato allo studio delle forme corporee femminili. Le fotografie scattate e selezionate durante i suoi viaggi in Giappone ritraggono donne le quali hanno permesso, secondo Kenna, di esplicitare “la loro volontà di esprimersi davanti alla macchina fotografica”, in modo che “la loro fiducia nella mia integrità di fotografo ci permettesse di impegnarci in esplorazioni visive creative e conversazioni”, scoprendo che “il corpo umano è un miracolo assolutamente sorprendente e misterioso”. Nel prosieguo, il visitatore si ritrova in Emilia, col susseguirsi di vedute del nostro territorio: se i soggetti appaiono semplici, nell’atto della creazione artistica, si trasformano e si trasmutano in oniriche vedute argentee. Tra gli scatti ammiriamo il Castello di Felina, la cui torre svetta ed emerge dalle nebbie o la Pietra di Bismantova sulla quale incombono nembi tempestosi; possiamo avvertire il silenzio delle composizioni impeccabili nelle foglie che cadono lungo l’andito di un pioppeto e di paesaggi immersi nella neve o avvolti nella bruma; e ancora, nelle riprese notturne dei giardini cittadini, la luce artificiale dei lampioni si traduce in una costellazione ammaliante dal niveo lucore. L’ultima sala si presenta, invece, come un’escursione tra continenti remoti e terre lontane nell’inesausto pellegrinaggio esplorativo che ha portato Kenna non solo in India, Francia, Marocco e Norvegia bensì ovunque nel mondo. 

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Eppure, indipendentemente dalla situazione, le sue scritture numinose risultano immediatamente riconoscibili. Qualunque spazio è filtrato e convertito in visioni eteree, scenari perduranti, sapienti panorami detentori del dono dell’atemporalità. Un potere grandioso, al contempo ossimorico ed epifanico, consente uno scambio dialogico tra la capacità impressionante dell’unitaria grafia luminosa e il sentimento perseverante che lo anima. Assolutamente inconfondibili sono non solo gli ambienti e l’atmosfera psicologica, ma specialmente la perdurante grazia e delicatezza, la declinazione di un bianco e nero perfetto ed esemplare nella resa, incantevole e avvolgente, nei paesaggi culminanti in un’armonia e in un equilibrio assoluti. Kenna estromette ed elide potenziali fattori di disturbo e, affrancandosi dalla presenza delle figure umane nel privilegiare tempi lunghi, ottiene un rigoroso bilanciamento degli elementi interni all’inquadratura. Anche nel processo di stampa, che svolge in totale autonomia, palpita un ulteriore istante creativo, considerato al pari di un’invenzione, un arricchimento, più che un’ineccepibile esecuzione tecnica, nelle infinite variabili e sfumature che concorrono all’esecuzione. La straordinarietà della sua produzione giace nella capacità di restituirci l’immagine di un luogo filtrata dalla sua visione e trasfigurata in un qualcosa d’altro e la dote che più impressiona nell’indagare il suo vastissimo lavoro di fotografo paesaggista è la straordinaria compattezza dal sentore pacificante. In definitiva, per Kenna, la maturità fotografica è, prima di tutto, esperienza della visione: “ho sempre detto che avrei potuto essere un fotografo senza pellicola nella macchina fotografica”. Ed è esattamente qui che si situa la magia coinvolgente ed affascinante della sua opera e il suo durevole insegnamento. Una lezione che ci riguarda tutti e ci esorta a non smettere mai di immaginare e di sognare. Nelle brutture e nelle atrocità che ci circondano, Kenna ci invita a soffermarci per contemplare attimi di pura e incontaminata bellezza.

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