L'eccidio di Berceto: quando i nazi-fascisti trucidarono donne, vecchi e bambini

Berceto, nel Mugello, il 17 aprile 1944 i fascisti uccisero 11 persone: due partigiani e nove civili accusati di averli aiutati. C'era anche una bimba di 3 anni

L'eccidio di Berceto: quando i nazi-fascisti trucidarono donne, vecchi e bambini
La strage nazi-fascista di Berceto, Rufina
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17 Aprile 2023 - 10.40


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Una orrenda strage nazi-fascista della quale si è persa la memoria.

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Parliamo della strage di Berceto, piccola frazione del comune di Rufina, piccolo comune della provincia di Firenze precisamente nella zona del Mugello. 

IL 17 aprile 1944 si consumò una dei tanti eccidi compiuti dalle forze armate tedesche nella primavera-estate del 1944. Protagonisti come in altre tragiche analoghe occasioni i soldati della divisione “Hermann Göring”, divisione della Luftwaffe l’aeronautica tedesca sulla carta reparto di paracadutisti ma in realtà divisione corazzata. Con loro gli scherani nazisti.

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A partire dai primi di aprile del 1944, gli uomini della Divisione erano impegnati sui rilievi dei monti Morello, Falterona, Giovi e nell’area del Casentino in una grande operazione di rastrellamento antipartigiano che lascia dietro di sé un significativo numero di eccidi.

Il 17 aprile, i soldati tedeschi arrivarono nel comune di Rufina,  in località Berceto nei pressi di Pomino, dove alcuni partigiani del gruppo comandato da Pietrino Corsinovi appartenente alla “Lanciotto Ballerini” la sera prima avevano trovato ospitalità in una capanna attigua all’abitazione della famiglia Vengelisti.

Mentre il capofamiglia, Lazzaro Vangelisti, preoccupato perché in zona è in corso un rastrellamento tedesco, cercava di convincerli a ripartire il più presto, piombarono sulla capanna gli uomini della “Göring”, tra i quali vi sono anche i fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana della Rsi. Quattro partigiani vennero catturati, due dei quali, Guglielmo Tesi e Mauro Chiti furono fucilati all’istante. I due scampati – poi si appurò – erano informatori dei nazi-fascisti.

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 A quel punto ebbe iniziò la rappresaglia sulla famiglia Vangelisti, ritenuta fiancheggiatrice: la moglie di Lazzaro, Giulia, assieme alle quattro figlie (una delle quali di appena due anni) furono uccise, mentre la loro abitazione fu saccheggiata e data alle fiamme.

Lazzaro, assistette impotente alla scena. La rappresaglia poi scattò nei confronti delle famiglie Ebicci e Soldeti, vicini dei Vangelisti: furono uccisi i coniugi Alessandro e Isola Ebicci e Fabio e Iolanda Soldeti,  rispettivamente nonno e nipote, e le loro case date alle fiamme.

Secondo la testimonianza dello stesso Lazzaro Vangelisti, nel gruppo di partigiani che aveva trovato rifugio presso il suo capanno vi erano una o più spie al servizio dei tedeschi che avrebbero provocato l’intervento dei soldati della “Göring”. In totale le vittime della strage saranno undici

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Le vittime

Alessandro e Isola Ebicci, di 78 anni e 49 anni; Fabio e Iolanda Soldeti, di 81 anni e 19 anni; Giulia Vangelisti, di 46 anni, e le sue quattro figlie, Bruna (23 anni), Angelina (22 anni), Anna Maria (3 anni) e Iole (9 anni), unitamente ai due partigiani, Gugliemo Tesi e Mauro Chiti

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