L’11 maggio del 1981 moriva Bob Marley. Aveva solo 36 anni ma era una star planetaria. A 16 anni, Bob fa i suoi primi passi nel mondo della musica registrando i suoi primi due singoli, Judge Not e One Cup of Coffee.
Ma per l’ingresso sul mercato internazionale deve aspettare il 1975 con il suo primo storico singolo, “No Woman, No Cry”, dall’album Natty Dread. Seguito dal successo del 1976, Rastaman Vibration, che rimase per ben quattro settimane nella top ten di Billboard Charts negli Stati Uniti.
Nel dicembre 1976, due giorni prima di “Smile Jamaica”, un concerto organizzato dal primo ministro della Giamaica, Micheal Manley, allo scopo di alleggerire le tensioni tra i due gruppi politici in guerra, Bob, la moglie Rita e il loro manager Don Taylor subirono un attacco da parte di un gruppo armato composto da ignoti nella residenza di Bob. Taylor e Rita riportarono ferite gravi, che però furono curate completamente. Bob riportò solo delle ferite lievi al petto e al braccio. Si ritiene che tale attacco fosse stato causato da motivi politici, essendo visto il concerto come un modo di supportare il primo ministro Manley. Nonostante tutto, il concerto si tenne e Bob Marley si esibì come in programma. Quando gli fu chiesto perché avesse cantato quella sera egli rispose:
“Perché le persone che cercano di far diventare peggiore questo mondo non si concedono un giorno libero… Come potrei farlo io?!”
Nel luglio 1977, Marley si trovò con una ferita nell’alluce destro, che lui pensava fosse causata da un incidente durante una partita di calcio. Successivamente durante un’altra partita di calcio l’unghia dell’alluce si staccò. Solo a quel punto fu fatta la diagnosi corretta. Marley aveva una forma di melanoma maligno alla pelle che cresceva sotto l’unghia dell’alluce. Gli fu consigliato di amputare l’alluce, ma egli rifiutò le cure anche a causa della sua religione (Rastafarianesimo) secondo cui il corpo umano deve rimanere “integro”.
Un ulteriore peggioramento si avvertì nel volo di ritorno dalla Germania verso la Giamaica. Il volo fu quindi deviato in direzione di Miami, dove Bob venne ricoverato presso il Cedar of Lebanon Hospital, dove morì la mattina dell’11 maggio 1981. Le ultime parole di Bob furono rivolte al figlio Ziggy Marley: “Money can’t buy life” (“i soldi non comprano la vita”).
Bob Marley ricevette funerali di stato in Giamaica, con elementi combinati dei riti delle tradizioni dell’ortodossia etiopica e Rastafari (lo stesso Hailé Selassié, considerato il Messia dalla religione Rastafari, era rimasto sempre devoto alla Chiesa ortodossa etiopica). Fu sepolto in una cappella eretta accanto alla sua casa natale a Nine Mile, assieme alla sua Gibson Les Paul “Solid Body”, il suo pallone da calcio, una pianta di marijuana e i suoi semi, un anello che indossava ogni giorno, donatogli dal principe etiope Asfa Wossen e una Bibbia.