Sono oltre sessanta gli orologi d’antiquariato protagonisti della mostra “Ore italiane”, inaugurata quest’oggi a Firenze presso il Museo Galileo. La raccolta, conservata e studiata da Gian Carlo Del Vecchio, tra i massimi collezionisti ed esperti al mondo in materia, sarà esposta fino al 15 ottobre.
A curare la mostra sono il presidente di Hora, l’associazione dei cultori dell’orologeria antica, Antonio Lenner e Giorgio Strano, responsabile delle collezioni del Museo Galileo. In esposizione i primi orologi destinati alle comunità religiose, i cosiddetti “svegliatori”, destinati a scandire le attività monastiche e risalenti al XV secolo, ma anche complessi orologi astronomici, strumenti per determinare l’ora prima dell’avvento della meccanica e utensili del mestiere.
Si tratta di opere di pregevole fattura, abbelliti da fini intarsi e impreziositi dal pregevole lavoro di maestri ebanisti, come due orologi notturni collocati in Palazzo Pitti alla morte di Ferdinando Maria de’ Medici, nel 1713. Tra gli altri capolavori la “Pendola da tavola” del 1670 e i primi orologi da tasca, uno dei quali, del 1690, in argento ricoperto da pelle di pesce.
Come commentano i curatori “Gli orologi storici esposti da un lato testimoniano l’ossessione umana di misurare e controllare il tempo nell’effimero tentativo di dominarlo. Un desiderio talora stigmatizzato dalle decorazioni presenti sulle casse e sui quadranti degli orologi. Dall’altro lato, alcuni esemplari raccontano storie loro proprie, che si affiancano a quella generale del progresso tecnologico”.
È proprio sotto questo paradigma che è possibile collocare, ad esempio, gli orologi notturni dei fratelli Campani, costruiti nella Roma Barocca col fine di “esaudire il desiderio papale di sapere l’ora senza dover ogni volta accendere una candela e, soprattutto, senza fastidiosi ticchettii che disturbino il sonno”. La mostra è affiancata da due workshop tenuti da esporti orologiai.