Beppe Fiorello dice che 'Stranizza d'Amuri' è film politico suo malgrado

Lo ha sottolineato da Siracusa Beppe Fiorello, in un incontro in apertura della XV edizione di Ortigia Film Festival, per la proiezione speciale di `Stranizza d'Amuri´ e per ricevere il premio OFF XV.

Beppe Fiorello dice che 'Stranizza d'Amuri' è film politico suo malgrado
Beppe Fiorello
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17 Luglio 2023 - 08.15


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 “Non volevo firmare un film di denuncia ma ho cercato di costruire dei personaggi con le loro fragilità e le loro debolezze. Volevo raccontare una storia con il massimo della semplicità e volevo raccontare l’innamoramento facendo un film delicato”.

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Lo ha sottolineato da Siracusa Beppe Fiorello, in un incontro in apertura della XV edizione di Ortigia Film Festival, per la proiezione speciale di `Stranizza d’Amuri´ e per ricevere il premio OFF XV.

L’esordio alla regia di Beppe Fiorello è un film dedicato a Giorgio e Antonio, vittime del delitto di Giarre avvenuto nel 1980 in provincia di Catania. «Non pensavo di fare un film politico ma mi è stato detto che invece era un film estremamente politico. Ho cercato di amare tutti i personaggi, non volevo creare un mondo di buoni e cattivi ma ho cercato di costruire dei personaggi non strutturati con delle fragilità a cui nessuno aveva spiegato cosa fosse l’amore. Mi sono ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto che mi aveva profondamente colpito».

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«Era il 2005 – aggiunge Beppe Fiorello – e leggendo un articolo di Repubblica che descriveva quel delitto in modo perfetto, provai un dispiacere fortissimo e compresi lo stato di abbandono di quei due ragazzini che si amavano e dissi a me stesso che li avrei raccontati. Mi auguro che il cinema possa farli vivere di nuovo. Erano stati abbandonati da tutti e ho cercato in tutti i modi di non farli morire e di farli volare via in un viaggio tutto loro”.

«Il cinema – sottolinea – ha sempre avuto una funzione politica, sociale, culturale, il nostro non è solo un mestiere di intrattenimento e deve essere sostenuto dalla politica – io credo molto nel cinema come linguaggio di comunicazione. Il cinema non è affatto morto nel suo rito collettivo. Chi dice che è morto lo fa per una questione commerciale e per spostare l’attenzione su altro, è la legge del mercato però chi dice e vuol far credere che il cinema è morto deve fare i conti con piazze come questa gremite di pubblico».

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