Giorgio Albertazzi, memorie di una figura controversa

Forse avrebbe preferito morire in scena, come Molière: il teatro ha perso un grandissimo, ma le sue memorie sono rimaste.

Giorgio Albertazzi, memorie di una figura controversa
Giorgio Albertazzi
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Vincenzo Vita Modifica articolo

20 Agosto 2023 - 09.48


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 Forse avrebbe preferito morire in scena, come Molière. In fondo ci è andato vicino, perché alla veneranda età non aveva per niente smesso. Anzi. Si era buttato persino nel ring pop surreale di “Ballando sotto le stelle”, il programma del post-servizio pubblico. Era brillante, seduttore, attore totale. Vita e teatro si fondevano.

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Iniziò con Luchino Visconti, prova da cui si poteva uscire al conci. Superò l’esame. E poi mille e mille performance, dal cinema (l’incantevole “L’anno scorso a Marienbad”), alla Rai degli sceneggiati d’autore (“L’idiota”, “Jekyll”), a tutti i meandri del teatro. Di cui a buon diritto è stato per numerosi decenni protagonista e mattatore.


Delle svariatissime interpretazioni è entrata nel mito quella dell'”Amleto”, scelta come eccezione non anglofona all’Old Vic per i quattrocento anni della morte di Shakespeare. E via nelle rappresentazioni più varie, classiche ma non solo. L’ultimo cavallo di battaglia furono le “Memorie di Adriano”, dal testo riadattato della Yourcenar. Infinite repliche, progressivamente raffinatesi: infine sussunte dalla voce e dal corpo come parte integrante di sé. Adriano era lui, indubitabilmente: nello splendore dei palcoscenici borghesi come nel freddo dei resti straordinari dell’antico teatro del Tuscolo. E, innanzitutto, nel luogo d’elezione, Villa Adriana. Fu pure un organizzatore, avendo diretto a lungo il Teatro di Roma.

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È tutto oro? No, ed Albertazzi (forse “contaminato” da Dario Fo con cui fece cose mirabili) non vorrebbe forse un mero tripudio farisaico. La sua grandezza ha costituito una sorta di tappo, ritardando l’emergere di novità e di alternative. È la storia di parecchi fuoriclasse,  bravissimi ma pienissimi di sé. E vale la pena di dirlo, perché Albertazzi è stato diverse cose insieme. Così come non è giusto sottacere la giovanile militanza repubblichina, che lo portò nell’immediato dopoguerra in carcere, amnistiato. Non lo taceva affatto, ma certamente non gli piaceva ricordarlo. Insomma, figura assai controversa e politicamente segnata. Comunque, il teatro perde moltissimo e le sue Memorie rimarranno.

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