Daniela Pes: "Premiata con la Targa Tenco, ringrazio Iosonouncane". E dice no ai talent

“Adoro chi usa la voce come strumento”. Parla la musicista gallurese premiata per l’affascinante album “Spira” prodotto dal compositore. Giovedì è al Roma Europa Festival, venerdì 22 a Fabbrica Europa a Firenze

Daniela Pes: "Premiata con la Targa Tenco, ringrazio Iosonouncane". E dice no ai talent
Daniela Pes. Foto (un particolare) di Daniela Masala
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Stefano Miliani Modifica articolo

20 Settembre 2023 - 09.53 Giornale dello Spettacolo


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Canta in una lingua che mescola gallurese, italiano e parole inventate, compone una musica dagli echi arcaici ed elettronica, con l’album “Spira” prodotto dal compositore e produttore Iosonouncane e pubblicato da Tanca Records Daniela Pes ha vinto con merito la Targa Tenco 2023 come “miglior opera prima”.
Nata nel 1992 in Gallura, l’autrice con il suo esordio discografico ha in realtà composto uno dei dischi più originali di tutta la stazione 2022-23 al di là della categoria in cui era iscritta. Vincitrice del premio Andrea Parodi nel 2017, del Nuovoimaie a Musicultura nel 2018, nel suo tour in corso giovedì 21 Daniela Pes fa tappa al Roma Europa Festival, venerdì 22 al festival Fabbrica Europa a Firenze, a ottobre alle serate delle Targhe Tenco all’Ariston di Sanremo: sotto trovate i link.

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Come nasce come musicista Daniela Pes? 
Ho sempre vissuto con la musica in famiglia: mio padre è polistrumentista e ha passato tanta passione a me e ai miei fratelli. Iniziare a suonare e cantare non è stata neanche una scelta, faceva parte da sempre della mia vita. Dopo il liceo e dopo un anno a Giurisprudenza, che non frequentavo perché andavo sempre a seguire le lezioni al Conservatorio di Sassari, mi sono iscritta appunto al Conservatorio. Mi sono laureata, ho concluso il triennio di jazz e ho iniziato a mettere in musica tantissime poesie di un prete tempiese del ‘700, don Gavino Pes, perché mi serviva del materiale testuale da musicare. Non ho mai scritto seriamente in italiano o in inglese perché sentivo altro. Come principali musicisti di riferimento cito il contrabbassista israeliano Avishai Cohen, il pianista armeno Tigran Hamasyan, Joni Mitchell, Ella Fitzgerald.

La copertina dell’album “Spira” di Daniela Pes. Foto di Daniela Masala

Come è nato un album dalla spiccata originalità quale è  “Spira”?
Avevo iniziato a scrivere delle tracce e con tante idee ma non riuscivo a mettere ordine, avevo bisogno di un confronto. Ho scritto una mail a iosonouncane (Jacopo Incani, ndr) non conoscendolo perché è il mio artista prediletto in Italia. Lui confermò tutti miei dubbi, disse di essere a disposizione e gli mandai un brano che avevo scritto, arrangiato e prodotto da sola: è “A te sola”, che chiude il disco, ma è il primo brano con il quale sono iniziati tre anni di lavoro intenso con Jacopo. 

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Qual è stato l’apporto di Iosonouncane, cosa le ha dato?
Prima di tutto ha avuto fiducia in me e nelle cose che scrivevo, in quel momento per me era fondamentale sentirmi compresa. Mi ha sempre detto di portare avanti le mie idee senza paura, dunque è una stata una figura al di là dell’apporto musicale.

Iosonouncane intervistato da Carlo Massarini in uno screenshot da youtube dal programma “Ghiaccio bollente” su Rai5 trasmesso il 14 novembre 2015

E dal punto vista strettamente musicale? In cosa lo ha trovato affine e in cosa l’ha aiutata?
Affine sulla sensibilità musicale e al gusto in generale, dalla costruzione melodica o armonica di un brano, al tipo di arrangiamento, sulla visione nella scelta accurata del materiale che ho accumulato. Jacopo, come produttore, ha la dote di avere una visione enorme delle cose, grazie al suo intervento sull’arrangiamento e sul suono le linee melodiche e le sezioni dei brani hanno raggiunto la loro massima fioritura.
Questo è il primo vero lavoro discografico per me e incontrando Jacopo si sono unite due dimensioni: la mia più da musicista “da palco” e la sua figura di un musicista da studio, più da compositore. Questo nostro incontro artistico ha significato comprendere ed affrontare la dimensione della forma, della sintesi, della compiutezza.

Soprattutto con gli artisti nuovi per abitudine viene da cercare qualche nome di riferimento, magari per orientarsi. Nel caso dell’album “Spira” magari possono venire in mente Nico da solista (non con i Velvet Underground), l’iraniana Susan Dehym che da noi ben pochi conoscono per il lavoro sulla voce, chissà, forse il compositore Terry Riley. Cosa ne pensa?
Tra i quattro dischi che Jacopo mi mandò nella sua prima mail di risposta c’era “Desertshore” di Nico, però non direi che mi ha influenzato nella scrittura o nell’arrangiamento: ho ascoltato quell’album come mille altre cose quindi non dichiarerei mai che ha fortemente influenzato questo lavoro. In “Spira” hanno contato di più i miei ascolti quotidiani, la musica armena e quella israeliana strumentali: adoro i musicisti che usano la voce come uno strumento.

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Da piccola ha incontrato De André quando veniva a Tempo Pausania: la sua musica l’ha in qualche modo influenzata?
L’ho ascoltato da quando ero bambina come ascoltavo Fossati, Dalla, De Gregori: il cantautorato è sempre stato presente nei viaggi in famiglia e mio padre ha sempre ascoltato anche tantissima musica slegata anche dalla forma canzone.  

I sette brani di “Spira” hanno una lingua particolare: mescolano parole galluresi, italiane, inventate. Come mai? 
Avendo musicato tante poesie del prete del ‘700 sono partita da quel materiale e pian piano mi sono slegata dal significato. Anche rispettare la metrica di quelle poesie a un certo punto limitava i miei pensieri musicali, specialmente le linee melodiche o le metriche su cui mi veniva da lavorare armonicamente. Vincolarsi a un testo di senso e a una metrica obbligata limita a livello creativo e non volevo, mi stava pesando. Così sono partita dal mantenere le radici arcaiche, in gallurese, e lasciando quei fonemi poi sono andata per altre vie per tradurre in fonemi e sillabe disarticolate, insomma il suono di cui avevo bisogno senza domandarmi se fosse giusto o sbagliato.

Daniela Pes su youtube: clicca qui

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Il disco ha una forte dimensione che potremmo chiamare spirituale, onirica, oppure arcaica: con un repertorio simile potrebbe passare da un talent show? Verrebbe compresa in uno spettacolo simile? 
Ho molta difficoltà a rispondere a questa domanda: per avere risposte concrete bisogna fare le cose, ma non lo farò, per cui temo che non lo sapremo.

Clicca qui per lo showcase al Roma Europa Festival al Mattatoio giovedì 21 settembre alle 21 (in una serata della Tanca Records condivisa con Vieri Cervelli Montel)

Clicca qui per il concerto a Fabbrica Europa alla Palazzina Reale (accanto alla Stazione centrale) di Firenze venerdì 22 settembre alle 22

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Le Targhe Tenco verranno consegnate alla Rassegna della canzone d’autore (Premio Tenco) al Teatro Ariston di Sanremo il 19, 20 e 21 ottobre. Clicca qui per il Club Tenco

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