di Margherita Degani
Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità. Ai limiti del nuovo millennio, sono questi i valori da consegnare alla letteratura della nuova società post-industriale, su cui Italo Calvino stava riflettendo poco prima di lasciarci, proprio qui a Siena presso l’Ospedale di Santa Maria della Scala, il 19 settembre 1985.
Etichettato di volta in volta – e mai in maniera completamente consapevole – ora come autore per ragazzi, poi come scrittore globale o, infine, come post-modernista; talvolta abusato e frainteso; oggetto di continuo studio e ripubblicazione, soprattutto in occasione del centenario dalla sua nascita avvenuta nel 1923. Si può realmente pensare di definire entro confini così schematici e rigidi lo Scoiattolo della Penna? Italo Calavino, tra i nomi più conosciuti e tradotti del panorama letterario italiano, la marca che più tipicamente gli è stata associata è quella di un autore dalla lingua piana, pulita e semplice nella sua essenzialità.
Questa marca non è caratterizzata dalla superficialità: è il frutto di attenta ricerca e selezione che concretizza il desiderio e il progetto di una letteratura in grado di raggiungere chiunque con il proprio messaggio. Tali sono i suoi personaggi, tipi impossibili che stridono con un contesto di vita standard e cozzano con il Tempo in cui sono inseriti, mentre camminano sul filo del rasoio tra irrealtà e reale, senza mai sconfinare troppo in alcuna direzione. Da questo attrito nasce lo straniamento calviniano, capace di rendere nuovo il già conosciuto e di attribuire nuovo significato a quanto creduto scontato.
Lo sguardo che le sue opere ci restituiscono non è mai ingenuo, ma ben orientato a svelare qualcosa di più, a stimolare riflessioni su quello che ci circonda, per smuovere le coscienze a un atteggiamento consapevole nei confronti della realtà annidata attorno a noi, senza per questo rinunciare ad uno stile agile e leggero. Quella di Calvino allora diventa una sfida volta a rintracciare nuove forme letterarie e nuove vie di riflessione più efficaci ed interdisciplinari. Perché la conoscenza è molteplicità e l’obbiettivo smisurato dello scrittore dev’essere quello di intessere codici, elementi, conoscenze differenti per includere quanto più del mondo possibile.
E questo, Italo Calvino – nato all’Havana, vissuto tra Italia e Francia, morto a Siena; grande viaggiatore – lo vive direttamente sulla sua pelle, come testimoniano i suoi molti interessi, che vanno dalla scienza, all’arte visiva, passando per una particolare sensibilità legata alla dimensione ambientale. Non solo, da primi racconti per certi versi più ingenui, giunge al confine di forme completamente nuove, influenzate da innovativi studi di applicabilità della logica più stringente alla dimensione scrittoria.
Alle porte di significativi cambiamenti, del resto, là dove il mondo si mostra sempre più complesso e le inquietudini sul destino dell’uomo e del cosmo fanno sentire la propria pressione, ci sembra dire che nemmeno la stessa letteratura può più prescindere dai modi e dai linguaggi impiegati dalla scienza: estensione al non umano, principio di costruzione del testo o dispositivo conoscitivo, è infatti continuo nutrimento per lo scrittore. Ed era già consapevole dell’impossibilità di rimandare oltre una riflessione in grado di coinvolgere i metodi e le accortezze di un precoce atteggiamento eco-critico o eco-letterario, come lo chiameremmo oggi.
Recentemente è stato letto in maniera più approfondita ed è stato riconsiderato in applicazione alla sua opera: ha infatti aperto nuove prospettive e pieghe interpretative di racconti e romanzi, segno di un interesse che attraversa tutta una vita. Non mancano influssi nati dalla curiosità nei confronti del cinema, dell’arte, degli studi visuali in generale, nei suo scritti fortemente equilibrati a dipingere scenari de- realizzati e rarefatti, immagini estremamente vivide, protagonisti immediatamente topici. Ancora una volta, ciò che più gli interessa è la molteplicità della superficie del mondo che ci circonda, ricca com’è di significati antropologici, culturali, sociali; tutta all’opposto della frivolezza e della banalità che le sono attribuite.
Questo lo spazio mutevole e molteplice in cui i suoi personaggi si muovono, per raggiungere con la loro genuinità chiunque sia disposto a trovare nuovo senso. Senza sottolineare la chiara attualità di alcune delle tematiche sopraccitate e di conseguenza la lucida intuitività di un grande autore, che ha saputo anticipare aspetti fondamentali della nostra epoca, è importante soffermarsi sul trinomio: individuo, natura e storia. Ovvero uomo, mondo, tempo. Ecco i pilastri su cui si regge l’intero percorso di Italo Calvino, che crea una vera e propria rete in cui saperi, esperienze e sguardi si interconnettono continuamente nel tentativo di restituire ai lettori – unici soggetti realmente coinvolti nella creazione di senso che nasce dalla lettura di un’opera – un’immagine complessa, eppure mai del tutto esaurita, del reale.