Michel Petrucciani, l’uomo dalle ossa di cristallo che considerava la sua malattia, l’osteogenesi imperfetta, come una risorsa che gli permise di dedicarsi con totalizzante dedizione alla musica morì a New York il 6 gennaio di ventiquattro anni fa lasciando la scena musicale jazz orfana di uno dei suoi talenti contemporanei più brillanti. “Le persone non comprendono che per essere un essere umano non è necessario essere alti un metro e ottanta. Ciò che conta è ciò che si ha nella testa e nel corpo. E in particolare ciò che si ha nell’anima’ raccontava in un’intervista Petrucciani che nel corso della sua carriera conquistò alcuni dei riconoscimenti più ambiti del settore come il Django Reinhardt Award e il Prix d’Excellence.
Origini napoletane e musica nel dnd – suo nonno era un chitarrista jazz – l’artista ha collaborato con musicisti che hanno fatto la storia del genere, da Dizzy Gillespie a Wayne Shoter passando per Eddie Gomes e Charles Lloyd che lo scoprì negli Stati Uniti facendolo entrare nel suo quartetto. Abilità tecniche e genialità hanno reso inconfondibile il suo tocco regalandogli un posto tra i grandi pianisti jazz. La sua storia è raccontata nel documentario diretto nel 2012 da Michael Radford, ‘Michel Petrucciani – Body and Soul’, con il quale il regista vinse il Premio César, l’Oscar del cinema francese.