Se avete trovato appassionante la storia di Frankenstein, allora amerete anche Povere Creature!, il film tratto dal romanzo di Alasdair Gray disponibile sul grande schermo dal 25 gennaio con Walt Disney Company Italia.
La giornalista ANSA Francesca Pierleoni sottolinea, però, una differenza con Frankenstein, ricalcata anche nelle parole di Willem Dafoe: “Il creatore di Frankenstein trova repellente la sua creatura, mentre il mio personaggio la ama, agisce per darle una seconda vita, una nuova chance. Certo, non è un esperimento ortodosso, accettabile o etico, ma lui pensa di avere uno scopo positivo, generoso”. Dafoe, dunque, interpreta Godwin Baxter, God per gli amici, lo scienziato sfigurato di Povere creature!: l’interpretazione richiedeva sei ore di trucco quotidiano per trasformare Dafoe nel delirante e appassionato Baxter.
La pellicola, una favola dark comedy dai toni visionari e sociali, presenta elementi steampunk e futuristici, ed è stata diretta da Yorgos Lanthimos, regista di “La Favorita”, vincitore del Leone d’oro all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Il film è anche dato fra i principali concorrenti al premio Oscar assieme a Barbie ed Oppenheimer, ed ha già vinto due Golden Globes.
A dare il corpo alla creatura di God c’è Emma Stone, che interpreta straordinariamente Bella Baxter, colei che ha compiuto un viaggio di formazione, presa di coscienza di sé e liberazione fisica culturale e sessuale. La giornalista ANSA, infatti, afferma che questo è un racconto in cui gli uomini sono spesso persi, e si chiede se sia un riflesso della crisi maschile di oggi.
“Sicuramente nel film con grande humour, si raccontano uomini molto oppressivi nei confronti delle donne – risponde Dafoe ai giornalisti a Roma – e penso che molti nel vedere Povere Creature! si riconoscano. Il film mostra anche come la capacità di resistenza dal punto di vista sessuale delle donne sia molto superiore alla nostra e questa probabilmente è una delle ragioni per cui gli uomini hanno fatto di tutto per tenerle sottomesse così a lungo. D’altra parte siamo nel pieno di un cambio epocale di posizione delle donne rispetto agli uomini. Forse 20 anni fa questo film non sarebbe stato così ben accolto come oggi”.
L’attore che interpreta God non sa “come si potrebbero salvare gli uomini… è già abbastanza cercare di salvare me stesso”, aggiunge sorridendo. Afferma comunque che nella pellicola “si racconta un percorso di liberazione personale attraverso una prospettiva femminile, che è sostanziale”. Da figlio di medici, interpretare un dottore, “mi ha permesso di entrare subito in sintonia con il personaggio. Sono cresciuto tra strumenti chirurgici, terapie, e la clinica di mio padre. Non ho mai avuto paura della malattia”.
Il regista “crea un mondo molto solido, sta a te entrarci, poi ti guarda e quando ti corregge lo fa stuzzicandoti, con un po’ di humour”. Emma Stone “qui fa una performance meravigliosa ed è il centro di tutto il film. Lei ha un rapporto speciale con Yorgos, è diventata un po’ la sua musa. Emma non fa la diva, è flessibile, oltre che di grandissimo talento. E’ stato un set molto felice”.
Willem Dafoe, con una carriera che vanta oltre 100 film, ha lavorato con maestri del cinema come Scorsese, Von Trier, Lynch, Friedkin, Ferrara, Cronenberg, Spike Lee, Zhang Yimou e Del Toro. Non solo ha condiviso schermo con i giganti del settore, ma ha anche collaborato con talenti emergenti come Sean Baker, Dee Rees e Robert Eggers, con cui tornerà nelle sale statunitensi nel 2024 con “Nosferatu”. Recentemente, l’attore ha ricevuto l’onore di una stella sulla Hollywood Walk of Fame: “E’ stata una bellissima cerimonia con amici e registi con cui ho lavorato, come Pedro Pascal e Patricia Arquette, hanno fatto discorsi meravigliosi… mi sono sentito parte di una comunità”. E’ stato “divertente e commovente, anche se fa un po’ impressione pensare che quella stella sarà ancora lì dopo di me”.
Willem Dafoe rimane saldo nella convinzione della centralità dell’esperienza cinematografica in sala rispetto alle piattaforme digitali. L’attore non coltiva ruoli che sogna interpretare, tanto che secondo lui “dipende tutto dal copione, il regista, i luoghi, gli altri attori…”.
Pierleoni, comunque, afferma che quando gli ricordano il remake di un cult dell’horror giapponese del 1964, “Onibaba (Le assassine)” di Kaneto Shindo, Dafoe confessa: “lì avrei dovuto interpretare l’uomo che ritorna (dalla guerra). Oggi forse mi piacerebbe più fare la signora anziana protagonista.”