Dalla terra scura e bagnata di Piazza San Marco riaffiorano i resti di un passato lontano. A Venezia, durante il restauro dei masegni (le pietre in trachite di cui è fatta la pavimentazione della piazza), dopo le devastazioni dovute all’azione corrosiva dell’acqua alta, spuntano dal cantiere della Soprintendenza i resti di 7 corpi, riconducibili, con tutta probabilità, a persone vissute nell’alto Medioevo.
Secondo gli studiosi si tratta complessivamente di un’unica tomba collettiva in cui giacevano un bambino di 8 anni circa, una donna e altri cinque adulti ultracinquantenni, tutti risalenti ad un periodo compreso tra il VII e VIII secolo. “Era una pratica comune per l’epoca quella delle sepolture collettive – spiega Sara Bini, responsabile dei lavori – erano tombe che venivano riaperte: il defunto precedente, ormai scheletro, veniva spostato per far posto al nuovo arrivato”. Inoltre, aggiunge l’archeologa, l’ipotesi è che ospitasse persone di rilievo, “visto che non era una semplice fossa ma una tomba in muratura con una certa monumentalità per l’epoca”.
L’attenzione degli esperti ora è rivolta soprattutto sull’intervento del Comune di Venezia, destinato a breve a riportare alla luce per ragioni di restauro tutto ciò che la piazza conserva nel suo sottosuolo, un’area che non veniva indagata dal 1855.