di Alessia de Antoniis
Su Ra1 il 5 marzo e su RaiPlay “Margherita delle stelle”, la storia della giovane astrofisica italiana Margherita Hack. Con Cristiana Capotondi, Cesare Bocci, Sandra Ceccarelli, Flavio Parenti, regia di Giulio Base, “Margherita delle stelle è una coproduzione Rai fiction-Minerva Pictures.
“Margherita delle stelle” è un film tv che vuole restituire un ritratto intimo ed emozionante della grande astrofisica italiana Margherita Hack. La storia di una donna che non si è mai piegata a compromessi e che ha scelto di costruirsi una realtà che la rappresentasse davvero: a partire dal modo di vestire così lontano dalle regole del tempo, fino ad arrivare alla costruzione di un matrimonio tanto felice quanto non convenzionale. Liberamente ispirata al libro “Nove vite come i gatti” di Margherita Hack e Federico Taddia, la sceneggiatura di Monica Zapelli è un coming of age che racconta gli anni meno noti di Margherita Hack, partendo dalla sua infanzia e adolescenza con dei genitori straordinariamente anticonformisti che le hanno insegnato la libertà di scegliere e l’hanno portata a rompere gli schemi imposti dalla società, primi fra tutti quelli dell’ideologia fascista. “Margherita delle stelle” è quindi un tributo a una figura nota in tutto il mondo per il suo enorme apporto alla scienza, ma è anche una storia di empowerment femminile perseguito con tenacia da una donna che, in fondo, non si è mai posta come obiettivo di andare controcorrente, ma ha sempre fatto tutto con profonda leggerezza e libertà.
Il film racconta la storia di una bambina come tante altre che ha avuto la fortuna di avere due genitori che, con qualche generazione d’anticipo, le hanno insegnato i valori della libertà, della parità, del contatto con la natura e della curiosità. Margherita gira per le campagne fiorentine in bicicletta, coi capelli sciolti, i vestiti comodi e una naturale predisposizione all’autonomia. Quella bambina si trasforma poi in una liceale che, durante il ventennio fascista decide di seguire l’istinto, rischiando di farsi espellere dai licei italiani perché non crede sia giusto che la sua insegnante ebrea venga cacciata per le sue origini. È anche la ragazza che se ne frega delle mode, di quello che pensano gli altri e che preferisce lo sport e le gite in bicicletta alle serate mondane.
Con Aldo, prima amico d’infanzia e poi compagno di tutta una vita, costruisce un matrimonio su misura, al di là di ogni usanza e tradizione, tra lunghe chiacchierate sotto le stelle e la scelta condivisa di prediligere la libertà alla famiglia. L’adolescente diventa infine la giovane donna che si innamora del mondo delle stelle e, a dispetto di tutte le convenzioni e del ruolo della donna in uso all’epoca, riesce a emergere in un mondo fatto e governato da soli uomini grazie alla sua passione e dedizione. Ancora una volta la sua eccezionalità nasce da uno spontaneo istinto, una libertà autentica e da una curiosità inesauribile: qualità che la rendono una ricercatrice fenomenale. Tanto che, dopo dieci anni al centro Astronomico di Merate, dove si è scontrata con le dinamiche baronali del mondo accademico italiano, Margherita Hack diventa finalmente la prima direttrice dell’Osservatorio Astronomico di Trieste. E da lì proseguirà il suo viaggio pluridecennale tra i meandri del cosmo, con gli occhi sempre puntati in alto.
Alla regia Giulio Base, che torna in Rai dopo oltre dieci anni, e che ammette “per riuscire a dirigere gli attori al meglio delle mie possibilità, ho studiato tutti i libri di Margherita Hack tranne quelli di astrofisica: sono arrivato fin dove potevo arrivare. Per fortuna in questo caso ho giocato in casa e Rai Play ha una archivio di interviste tale di Margherita che la si poteva sentir parlare come se fosse stata qui con noi”.
“È stato con grande onore – continua il regista – che ho accettato la proposta fattami da Rai Fiction di tornare al racconto televisivo dopo più di dieci anni dedicati ad opere cinematografiche destinate alle sale. Ho acconsentito con gioia proprio perché fortemente interessato al racconto così poco ortodosso, così poco lineare, così poco scontato, di una donna che ha segnato il Novecento, italiano e non solo. Una donna libera, estroversa, simpatica, forte, indipendente, volenterosa, operativa e con l’acume e la profondità di una cultura e di una genialità scientifica assoluta, apprezzata nel mondo”.
Per Monica Zapelli, autrice e sceneggiatrice, “Margherita delle stelle è un grande racconto sull’educazione che parte da una domanda: in un paese in cui, oggi, solo il 30 % delle ricercatrici in astrofisica è donna, com’è possibile che una bambina nata nel ‘22 sia diventata scienziata? È stato possibile grazie a due genitori eccezionali, perché ha avuto un padre e una madre che non la hanno educata con barriera di genere, che hanno pensato che ogni domanda aveva più valore della risposta, hanno pensato che la libertà fosse il timone della vita di questa bambina. Libertà che è anche un dono faticoso, perché implica la responsabilità di scegliere e di fallire.
C’è un concetto espresso nel film – continua Monica Zapelli – che viene da una frase della stessa Margherita: “lo sport mi ha insegnato a non vergognarmi e a non aver paura di vincere, perché troppe volte a noi donne viene insegnato che avere un’ambizione non è elegante, è brutto”. Mentre lei, grazie allo sport, ha imparato che il vincere con lealtà, nel rispetto delle regole, era un sentimento da coltivare. Margherita ha potuto realizzare questo sogno anche perché ha incontrato un uomo, Aldo De Rosa, che le è stato accanto permettendole quello che anche oggi dei fidanzati farebbero fatica ad accettare. Lasciava che lei, di notte, dormisse nell’osservatorio, perché le stelle si vedono di notte non di giorno; in un osservatorio in cui lei era l’unica donna, lui non ha avuto problemi a darle questa libertà. Per cui, dove c’è un tetto di cristallo che si abbatte, c’è un mondo di persone che sono state accanto a questa donna e le hanno permesso di abbatterlo.
Il padre e la madre erano due tipi particolari, vegetariani in tempi in cui non si sapeva cosa significasse, due antifascisti. Lui lasciò il lavoro perché non voleva prendere la tessera del partito. Le radici di Margherita credo siano dentro la famiglia e da qui è arrivata la linfa che l’ha fatta crescere”.
Per Cristiana Capotondi “Calarmi in questo personaggio è stato un viaggio verso le stelle, perché davvero credo che la vita di Margherita Hack e lo studio delle stelle sia una metafora della nostra vita, già nella battuta “puntare la stella giusta”. Diciamo sempre quanto sia importante cercare di mettere le nostre energie, la nostra forza, nella direzione che sentiamo essere più connaturata alle nostre qualità. Io credo che Margherita abbia puntato la stella giusta non solo da scienziata, ma anche come donna, grazie a un’educazione familiare che andava controcorrente, che era fuori dal tempo.
Margherita – continua la Capotondi – ha una grandissima storia d’amore con un uomo che la prende per mano e l’accompagna verso la stella giusta, che è questa forza di prendersi anche la responsabilità di essere una donna con delle idee, una donna che stimolava le donne allo studio, anche allo studio della sua materia. La vita di Margherita passa attraverso una formazione familiare, un marito e tanti compagni di viaggio che l’hanno anche aiutata e condotta verso la propria strada. È un film che ti restituisce l’importanza anche del rapporto con l’altro, in un’epoca in cui, secondo me, viviamo incentrati sull’io.