Storia e Libertà: un nuovo lavoro teatrale per Giancarlo Sepe

Il pluripremiato regista porta la Storia in scena, un grido possente per la libertà sempre minacciata

Storia e Libertà: un nuovo lavoro teatrale per Giancarlo Sepe
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Giuseppe Costigliola Modifica articolo

29 Marzo 2024 - 00.13


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Dal 3 al 21 aprile al Teatro La Comunità di Roma, e poi dal 23 al 28 aprile al Teatro della Pergola di Firenze, andrà in scena Femininum Maskulinum di Giancarlo Sepe, figura di primo piano del nostro teatro, regista pluripremiato e autore tra i più importanti del panorama drammaturgico nazionale e internazionale, con all’attivo oltre cento spettacoli in cui ha diretto nomi di assoluto rilievo (basti ricordare, fra i tanti, Romolo Valli, Lilla Brignone, Aroldo Tieri, Giuliana Lojodice, Olga Villi e Mariangela Melato), ospite fisso delle più prestigiose rassegne quali quelle di Epidauro, la Versiliana e il Festival dei Due mondi. Nella sua pluridecennale attività artistica Sepe si è cimentato con grandi classici e opere sperimentali, addentrandosi anche nel fastoso universo della lirica, sempre proponendoli attraverso una personalissima chiave interpretativa che ne connota inconfondibilmente lo stile.

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Non fa eccezione quest’ultimo lavoro, interpretato da un agguerrito gruppo di giovani attori (Sonia Bertin, Alberto Brichetto, Lorenzo Cencetti, Chiara Felici, Alessia Filiberti, Ariela La Stella, Aurelio Mandraffino, Giovanni Pio Antonio Marra, Riccardo Pieretti, Alessandro Sciacca, Federica Stefanelli) con la partecipazione di Pino Tufillaro, le musiche di Davide Mastrogiovanni, le scene di Carlo De Marino.

È il 1933 e nella Germania agli albori del nazismo l’ascesa al potere di Hitler ha spazzato via i sogni di libertà alimentati per una fugace stagione dalla Repubblica di Weimar. A pagare sono anche gli artisti, che scelgono di ribellarsi, ritrovandosi in posti nascosti come clandestini: cantanti, attori, romanzieri, drammaturghi, ballerini e musicisti si esprimono negli angoli bui, nei sotterranei, nei letti, nelle strade, e alcuni decidono di fuggire e salvarsi la vita.

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In questo tragico contesto si inserisce la vicenda di Thomas Mann, cui nel 1936 viene sottratta la laurea ad honorem di Bonn e la cittadinanza tedesca. Lo stesso giorno, il premio Nobel per la letteratura rinuncia a continuare la lotta e insieme alla moglie Katia, ebrea di nascita, abbandona la sua terra per raggiungere l’America, il paese dove tutto è possibile, finanche accettare la musica nera, e tutti possono fare del cinema; tra questi Billy Wilder, il regista ebreo di origine austriaca che aveva dato avvio alla sua carriera nella Berlino del 1929, lavorando, per mantenersi, da ballerino per signore sole in una Ballsaal della capitale.

Tra realtà e fantasia, parola e movimento, la compagnia realizza uno spettacolo di rara intensità, con la stentorea denuncia di ogni attacco, agguato o sopruso che la libertà umana ha dovuto sopportare nel corso dei secoli. Ancora una volta Sepe affonda la lama dell’arte nella viva carne della storia; questa, del resto, è da sempre la funzione del teatro, una “missione” che il regista assolve con l’impegno e la passione di una vita. Teatro ispirato e coraggioso, dunque, spruzzi di rivolta che in questi tempi indifferenti e rassegnati suonano come un balsamo. Appuntamento, dunque, al Teatro La Comunità, fecondo laboratorio nato dall’inventiva dello stesso Sepe, per immergersi nelle atmosfere vibranti di Femininum Maskulinum.

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