Eurovision: Sumar lancia una campagna per impedire alla cantante di Israele di cantare in finale

La piattaforma progressista spagnola Sumar guidata dalla vicepremier Yolanda Diaz, ha lanciato un campagna per impedire che la cantante Eden Golan che rappresenta Israele, si esibisca alla finale

Eurovision: Sumar lancia una campagna per impedire alla cantante di Israele di cantare in finale
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10 Maggio 2024 - 14.15


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Continuano le polemiche. La piattaforma progressista spagnola Sumar, alleata di governo del Psoe, e guidata dalla vicepremier seconda della Spagna, Yolanda Diaz, ha lanciato un campagna per impedire che la cantante Eden Golan che rappresenta Israele, si esibisca alla finale di domani dell’Eurovision Song Contest 2024. 

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«Il mondo deve smettere di essere complice del genocidio del popolo palestinese. Chiediamo il vostro sostegno affinché Israele non si esibisca questo sabato nella finale dell’Eurovision», ha scritto Sumar su X, pubblicando il link per firmare una petizione online per l’espulsione di Israele dalla competizione canora.

 «Per decenni, l’Eurovision Song Contest è stato un momento di incontro e di divertimento», ma «per l’edizione 2024, l’Unione europea di radiodiffusione ha fatto in modo che una parte significativa del pubblico abituale dello spettacolo sia rimasta delusa o abbia addirittura rinunciato a guardarlo. Il motivo è che l’Unione ha accettato la partecipazione di Israele, in un momento in cui i suoi eserciti stanno sterminando il popolo palestinese e radendo al suolo l’intera regione», si legge nella petizione lanciata da Sumar.

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«Non contenta, martedì scorso l’Unione ha criticato Eric Saade, un artista svedese di origine palestinese, per aver indossato una kefiah che gli aveva regalato il padre affinché non dimenticasse mai le sue origini».

 «Eric Saade è uno delle migliaia di europei che ogni settimana manifestano per condannare il genocidio commesso dall’esercito israeliano a Gaza, dove la metà delle 35.400 persone uccise da Israele sono bambini. È intollerabile che ogni volta che qualcuno alza la voce per chiedere di fermare questo massacro umano, ci sia chi protegge gli assassini», ha sostenuto Sumar ricordando che questa settimana, il ministro dei Diritti sociali Pablo Bustinduy ha scritto una lettera alle aziende spagnole che commerciano con Israele, ricordando loro che sono «obbligate a rivedere le loro attività per garantire che non violino i diritti umani o contribuiscano al genocidio».

 Il partito di Yolanda Diaz ha rimproverato che alcuni ministeri del governo abbiano preso le distanze da questa «richiesta fondamentale», oltre a «portavoce delle grandi potenze imprenditoriali nei media e della stessa ambasciata israeliana».

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