La controversa figura di Savonarola: il profeta "disarmato" che finì impiccato e arso vivo il 23 maggio 1498

Di Girolamo Savonarola si sono dette molte cose diverse: predicatore, eretico, santo, falso profeta. Ma chi era davvero?

La controversa figura di Savonarola: il profeta "disarmato" che finì impiccato e arso vivo il 23 maggio 1498
Girolamo Savonarola
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23 Maggio 2024 - 09.49


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Girolamo Savonarola nacque il 21 settembre 1452 a Ferrara da Niccolò e da Elena Bonaccorsi, probabilmente di umili origini. Sin da giovane, dimostrò un profondo disgusto per la corruzione e la decadenza dei costumi, tanto da comporre la sua prima opera, il “De ruina mundi”, all’età di soli 20 anni. Abbandonò Ferrara nel 1474 per diventare un domenicano a Bologna, iniziando così il suo percorso religioso.

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Durante questo periodo di riflessione, scrisse il “De ruina ecclesiae”, in cui espose apertamente la necessità di rigenerare il clero, che si era allontanato dalla sua funzione primaria di mediatore tra Dio e l’umanità peccatrice.

Nel 1482, Lorenzo il Magnifico chiamò Savonarola a Firenze come lettore nel convento di San Marco. Nonostante le aspettative, le sue prime prediche non ottennero molto successo e fu costretto a cercare altrove.

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Tra il 1485 e il 1489, si spostò a Bologna, Ferrara, Brescia e Genova, dove durante i periodi di Quaresima ripropose l’importanza di una penitenza generale come condizione per ottenere la salvezza. La fama di Savonarola iniziò a diffondersi e, su invito di Pico della Mirandola, Lorenzo lo richiamò a Firenze. Il frate avviò un ciclo di prediche sull’Apocalisse che stavolta riuscirono a conquistare i fiorentini, tanto che a partire dal 1491 fu invitato a predicare persino nella prestigiosa chiesa di Santa Maria Novella.

I suoi seguaci si organizzarono nella setta penitenziale dei “piagnoni” (così chiamati per le lacrime versate durante i sermoni di Savonarola). Come fustigatore della corruzione e della decadenza della Chiesa, Savonarola acquisì sempre più prestigio fino a diventare priore di San Marco, il convento che segnò l’inizio della sua “avventura fiorentina”. A poco a poco, il popolo, influenzato dalle sue potenti prediche, abbracciò uno stile di vita più austero.

Con l’arrivo di Carlo VIII, la cacciata di Piero dei Medici e la conseguente fondazione della Repubblica, il prestigio di Savonarola aumentò ulteriormente. Alcune delle sue prediche sembrarono profezie, e il popolo lo considerava quasi una figura mistica.

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Questa situazione permise al frate intraprendente di diventare l’arbitro della vita pubblica fiorentina, sostenendo il gonfaloniere Pierantonio Soderini. Il suo carisma influenzò sostanzialmente la riforma della costituzione della Repubblica, trasformando Firenze in un vero e proprio regime demo-teocratico.

La nuova costituzione non modificò solo l’assetto politico della città, ma anche la vita civile. Savonarola propose l’abolizione del lusso e dell’usura attraverso i roghi della vanità, in cui opere d’arte, libri e strumenti musicali venivano bruciati. Inoltre, promosse la creazione di un Monte di Pietà e l’istituzione di un’imposta fondiaria. Non solo, ma anche coloro che conducevano una vita disordinata sarebbero stati sottoposti a giudizio.

Nonostante il suo coinvolgimento nella politica, Savonarola continuò a predicare ininterrottamente, superando i limiti di ciò che era consentito a un religioso dell’epoca e scontrandosi apertamente con Papa Alessandro VI. Il frate rimproverava al papa di condurre una vita corrotta e trasformare Roma in una città simile a Sodoma.

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“Nella lussuria ti sei fatta meretrice sfacciata, tu sei peggio che bestia, tu sei mostro abominevole”, aveva dichiarato Savonarola verso la città di Roma. Inizialmente, il papa si limitò a vietargli l’attività predicativa, ma quando il frate continuò a disobbedire, fu scomunicato e accusato di eresia.

La situazione di Savonarola si aggravò anche dal punto di vista politico. Nonostante il sostegno dei “Piagnoni”, i suoi avversari – i “Bigi” (sostenitori dei Medici), gli “Arrabbiati” (l’ala più intransigente dell’antica oligarchia) e i “Compagnacci” (coloro che si opponevano al suo rigorismo morale) – riuscirono a seminare il malcontento tra i fiorentini, che nel frattempo erano stati minacciati di interdetto dal papa.

Nel 1498, il popolo si ribellò e assaltò il convento di San Marco. Savonarola fu catturato, torturato e sottoposto a tre processi, che si conclusero con la sua condanna per eresia e impostura. Il 23 maggio dello stesso anno, nella Piazza della Signoria, Savonarola fu impiccato a una croce e bruciato. Prima dell’esecuzione, fu sconsacrato davanti a Palazzo dei Priori, davanti ai commissari apostolici nominati da Papa Alessandro VI.

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La figura di Girolamo Savonarola rimane controversa nella storia. Niccolò Machiavelli, uno dei suoi oppositori, lo definì un profeta “disarmato”. Tuttavia, ciò che emerge è che Savonarola fu un uomo forte, determinato e appassionato, che non esitò a morire per le sue idee. Questo, in sé, rappresenta un valore assoluto per chiunque.

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