Celentano trionfa su Tik Tok : pubblicità e social scoprono le canzoni di un tempo

"Amore no" del cantautore è virale tra i giovanissimi.Sono molte le agenzie pubblicitarie e i marchi che ricorrono a canzoni famose del passato. Si gioca sull'amarcord per il pubblico adulto e sulle emozioni di musiche diverse per la generazione z.

Celentano trionfa su Tik Tok : pubblicità e social scoprono le canzoni di un tempo
In foto Adriano Celentano
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1 Luglio 2024 - 16.53 Culture


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di Manuela Ballo

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“Apro i giornali e leggo che” i giovani sono attratti dalla musica per così dire dei “vecchi”. Non è una novità, già negli ultimi mesi il revival di vecchie canzoni del passato era saltato all’occhio e lo si era notato in diversi settori: dai social alla pubblicità fino ad arrivare, come dimostra questo caso specifico, a penetrare in numerose piattaforme come quella , molto amata dalla generazione dei nati tra il 1997 e il 2012: Tik Tok. Questa volta il cantautore che è diventato virale è stato, per l’appunto, Adriano Celentano. Hanno scelto, non una delle sue ultime produzioni, ma un brano del 1979: “Amore no” che , almeno per il momento, ha raggiunto circa 21mila condivisioni.

Adriano Celentano non rappresenta un caso isolato, prima ancora, molti personaggi famosi erano finiti dentro questo schema: Mina con “Ancora”, Gino Paoli con il brano “Il cielo in una stanza” riutilizzato più e più volte, tanto da averlo reso stantio, anche dalla comunicazione pubblicitaria nelle sue diverse versioni, ora di Mina ora di Franco Simone.

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Negli ultimi mesi e nelle ultime settimane i pubblicitari si sono poi scomodati a tirar fuori dalla discoteca un Gianni Morandi delle origini con “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte” per invitare ad un uso corretto del riciclaggio del vetro e addirittura “La storia siamo noi” di Francesco De Gregori per magnificare le imprese dell’Enel.

Bisogna dunque interrogarsi sui motivi e sulle cause che hanno portato le agenzie di pubblicità a riscoprire e usare la musica cantautoriale. Scegliendo questi brani si rivolgono a pubblici differenziati: sugli adulti gioca l’effetto amarcord e sui giovani e giovanissimi l’effetto di suoni e parole diverse da quelle che ascoltano abitualmente.

A giocare un ruolo preminente, nella stragrande maggioranza dei casi, sono poi i Remix di dj di fama internazionale, che riprendendo “ vecchie melodie”, riescono a riportare in vita generi misconosciuti dai più giovani o comunque a dare nuova vita a musiche che hanno contribuito a fare la storia della canzone italiana. Alcuni esempi? Basti pensare al nome di Gabry Ponte con hit come “Centro di gravità permanente” del maestro Franco Battiato o ancora a “Geordie” di Fabrizio De André oppure a Bob Sinclar che spesso ha scalato le classifiche grazie a remix di brani come “Far l’amore” della Carrà o, più recentemente, “Ti sento” dei Matia Bazar.

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A giocare un ruolo decisivo non solo i remix , ma anche la pubblicità che sta puntando sulla valorizzazione di brand, prodotti e aziende ricorrendo a canzoni appartenenti ad un mondo che potrebbe sembrare lontano dal nostro , ma che in realtà è molto più vicino di quello che potremmo pensare.

La musica, e i pubblicitari lo sanno bene, ha la capacità di rievocare ricordi sopiti e di suscitare emozioni. Sin dagli albori la pubblicità si è servita di jingle creati su misura o di musica d’ accompagnamento determinante per la creazione di un legame tra pubblico e marca e per favorire la  memorabilità del brand nel consumatore e soprattutto per provocare reazioni emotive e costruire un’immagine forte della marca.

Questi meccanismi vengono usati facendo ricorso a canzoni non di oggigiorno e non solo principalmente degli anni ’70-’80 ma anche a musiche della tradizione novecentesca. Qualche esempio? Tra tutti spicca la scelta fatta dal marchio Dolce e Gabbana con la memorabile canzone “Parlami d’amore Mariù” di Achille Togliani che è entrata nuovamente nelle nostre case attraverso la pubblicità di un loro profumo o con il celebre brano di Massimo Ranieri “O surdato’ Nnamorato” utilizzato in un’altra delle loro numerose pubblicità.

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Altri Brand si sono serviti di canzoni che sembravano passate di moda ed è anche grazie a loro che questi brani hanno potuto risalire la scala delle classifiche e tornare a far parte della nostra quotidianità. Penso a Carpisa che, pochi mesi fa, faceva girare per sponsorizzare il suo marchio la canzone della Donatella Rettore “Splendido splendente” . Un caso ancor più emblematico è stato offerto dalla piattaforma Netflix che, sapendo che ci sarebbe stato da li a breve il Festival di Sanremo, pubblicava sui suoi canali uno spot geniale nella quale era riportata una frase:“lo sappiamo, questa settimana guarderete altro. Noi ci rivedremo a partire dalla prossima” pubblicità accompagnata da “Ritornerai” di Bruno Lauzi.

Nomi che potrebbero sembrare sconosciuti ai giovani che non hanno vissuto il clima di quegli anni o ai quali quegli anni non sono stati narrati da genitori e nonni. Tuttavia, grazie a questi meccanismi ritornano e lo fanno in grande stile. Specie con il digital marketing e con il potere dei social che ne permettono la rapida condivisione attraverso i reel.

Tutti casi calzanti emblematici di come anche a distanza di tempo ciò che poteva apparire come qualcosa di superato, stantio o lontano possa in realtà essere apprezzato da chi oggi vive la musica in maniera del tutto diversa. Probabilmente la musica di oggi non presenta lo stesso grado di coinvolgimento o risulta poco adatta a trasmettere messaggi mirati e con un forte potenziale evocativo. Sarà per via dell’omologazione musicale degli ultimi anni, sarà forse perché anche i più giovani non avendo vissuto quegli anni vorrebbero percepirne ugualmente il clima, sarà perché i messaggi che quelle canzoni trasmettono risultano più intimistici cosa che magari non si ha nelle recenti uscite del panorama musicale. Sarà quel che sarà.

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Sta di fatto che ai giovani questa musica interessa e il fenomeno è diventato più evidente con l’avvento di alcune piattaforme come Instagram e la già citata Tik Tok. Tutto questo può servire a proporre dei generi del passato così da evitarne l’oblio. Ben venga perciò quest’uso della musica che solo apparentemente si piega al mercato.

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