L’eccidio di Sant’Anna fu un crimine contro l’umanità commesso dai soldati tedeschi della 16. SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer SS”, comandata dal generale (Gruppenführer) Max Simon.
Quelle terribili ore di massacro. All’alba del 12 agosto 1944, tre reparti di SS salirono a Sant’Anna mentre un quarto chiudeva ogni via di fuga a valle sopra il paese di Valdicastello. Alle sette il paese era circondato. Quando le SS giunsero a Sant’Anna, accompagnati da fascisti collaborazionisti che fecero da guide, gli uomini del paese si rifugiarono nei boschi per non essere deportati mentre donne, vecchi e bambini, sicuri che nulla sarebbe capitato loro, in quanto civili inermi, restarono nelle loro case.
In poco più di tre ore vennero massacrati 560 civili, in gran parte bambini, donne e anziani. I nazisti li rastrellarono, li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li uccisero con colpi di mitra, bombe a mano colpi di rivoltella e altre modalità di stampo terroristico. La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva 20 giorni.
Gravemente ferita, la rinvenne agonizzante una sorella miracolosamente superstite, tra le braccia della madre ormai morta. Morì pochi giorni dopo nell’ospedale di Valdicastello. Infine, incendi appiccati a più riprese causarono ulteriori danni a cose e persone.