di Alessia de Antoniis
Al Mia (Mercato Internazionale Audiovisivo), uno dei principali eventi dedicati all’industria dell’audiovisivo, è stata affrontata la situazione attuale del cinema italiano, tra difficoltà post-pandemia e nuove opportunità. Durante un panel che ha visto la partecipazione di figure di spicco del settore, sono stati esaminati i cambiamenti nel comportamento del pubblico e le sfide economiche che la filiera cinematografica sta affrontando. Ne hanno discusso Simone Gialdini, Direttore Generale Anec e Presidente Cinetel; Giampaolo Letta, Ceo Medusa; Luigi Lonigro, direttore 01 Distribution, Presidente Unione Distributori Anica; Federica Lucisano, Ceo Lucisano Film Group; Massimiliano Orfei, Presidente di Piper Film; Massimo Proietti, Ceo di Vision Distribution.
Durante il panel è stato ammesso che gli spettatori italiani, come quelli di altre nazioni, hanno deciso, nel periodo post-pandemia, di uscire di casa, andare in sala, pagare il biglietto meno di prima e solo per eventi che reputano meritevoli. Altrimenti si attende il passaggio televisivo. Soprattutto, il pubblico è diventato sì più esigente, ma anche più povero. Spendere 10 euro per vedere un film in sala, quando posso farlo comodamente a casa, è una sfida. E i dati dell’ultimo triennio dimostrano che gli spettatori, se la produzione dà alla distribuzione film di qualità, fanno ancora la fila al botteghino.
Ma come è stato questo 2024 che si avvia alla sua fase conclusiva?
Il pubblico post pandemia è più esigente e selettivo
L’incontro ha messo in luce come la sinergia tra produzione, distribuzione e sale cinematografiche sia fondamentale per garantire un futuro sostenibile per il cinema in Italia. Per Simone Gialdini, Direttore Generale ANEC e Presidente Cinetel, “è stato un anno intermittente. Abbiamo chiuso il 2023 con numeri che non erano attesi. Superare i 70 milioni l’anno scorso è stata una sorpresa, dovuta soprattutto a un periodo estivo soddisfacente. Quest’anno è stato un ottovolante: abbiamo avuto il primo trimestre in grande crescita. Di contro, abbiamo avuto il peggior maggio degli ultimi vent’anni. E poi un’estate che, nonostante gli europei di calcio e le Olimpiadi, ha avuto il giugno migliore di sempre; anche grazie a un film come Inside Out 2, che ha fatto numeri incredibili. Ora, benché si parli di difficoltà, a ottobre registriamo un 7% in più rispetto allo scorso anno. Oggi, il 2024, senza titoli forti come quelli del 2023 – Barbie, Oppenheimer – registra un calo del 5% rispetto all’anno scorso, ma si tratta di una flessione fisiologica che potremmo recuperare da qui alla fine dell’anno. È importante rilevare che la quota di cinema italiano presenta un segnale positivo che ci aiuta a pianificare il 2025 con prospettive positive”. Gialdini ha poi sottolineato che solo attraverso un lavoro congiunto si potranno realizzare film capaci di esprimere il loro potenziale.
Per Giampaolo Letta, Ceo di Medusa, “la distribuzione cinematografica è un elemento chiave. In un contesto dove lo spettatore è invaso da una quantità enorme di offerta di intrattenimento, la distribuzione cinematografica sta riconquistando centralità. Il cinema in sala è ancora il contenuto audiovisivo che ha la vita più lunga rispetto a qualsiasi altro. Tuttavia – ha continuato Letta – ogni giorno facciamo i conti con una situazione di mercato ancora molto indietro rispetto alle medie pre-Covid. C’è una forte polarizzazione: i grandi eventi, soprattutto americani, stanno dominando, mentre la situazione media del cinema italiano è ancora piuttosto pesante. Film che una volta avrebbero incassato 10 milioni oggi arrivano a malapena a 7 milioni. La selettività del pubblico si è enormemente alzata: le persone vogliono andare a colpo sicuro, preferendo pochi film e lasciando altri con risultati preoccupanti. Lanciare un film oggi richiede investimenti enormi, che spesso superano il milione di euro, quindi decidere come investire è diventato sempre più difficile. Dobbiamo capire quali aggiustamenti sono necessari per attrarre nuovamente il pubblico in sala. L’esperienza cinematografica deve essere qualcosa di unico, un momento di socialità che non può essere replicato a casa“.
La sfida economica: sostenibilità e innovazione
Durante il dibattito, è emersa anche la questione delle difficoltà economiche che il settore sta affrontando. Massimo Proietti, CEO di Vision Distribution, ha ammesso che “se non ci fosse stato un sostegno pubblico, oggi l’80% delle sale cinematografiche sarebbero chiuse“.
Massimiliano Orfei, Presidente di PiperFilm, ha focalizzato l’attenzione sulla necessità di innovazione. “Dobbiamo essere in grado di reinventare i nostri modelli di business, altrimenti rischiamo di rimanere indietro.
I costi delle produzioni sono aumentati, ma i ricavi non sono cresciuti di conseguenza. Stiamo assistendo a una forma di doping economico: i film che non riescono a funzionare in sala finiscono per pesare su distributori e piattaforme, che non possono farsi carico delle perdite. Dobbiamo intervenire per evitare che l’indotto abbia un tracollo che non ci possiamo permettere. Ma non possiamo fare solo film che funzionano in sala: nessuno sa come si fa a farli.
Il lavoro che dobbiamo fare è quello creare un prodotto che funzioni in sala e che sia, al tempo stesso, seduttivo per televisioni e piattaforme. Quello che cercheremo di fare noi di Piper, è di recuperare velocemente il rapporto del pubblico in sala con la commedia italiana, non sedendoci sui vecchi allori, ma sperimentando nuovi linguaggi e scommettendo su volti nuovi e su storie originali.
L’andamento del 2024: prospettive e speranze per il futuro
Per Luigi Lonigro, direttore di 01 Distribution e Presidente dell’Unione Distributori Anica, “nel 2023 siamo passati da 25 a 70 milioni di biglietti venduti, e speravamo che il 2024 potesse continuare a crescere ancora del 10%. Questo non è avvenuto, ma forse la cosa più grave è che se siamo oggi a meno 5%, è dovuto al risultato di soli due titoli. Questo non è un indicatore di un mercato sano. Un mercato è sano nel momento in cui tanti titoli contribuiscono a un box office importante. Quando i 70 milioni sono generati per il 50% da tre titoli, c’è qualcosa che non sta funzionando. Il cinema italiano, purtroppo, continua a essere in grave difficoltà. Manca il ricambio generazionale, lato prodotto e lato pubblico.
Anche l’operazione 2 euro, che tutta la filiera theatrical ha subito, è stata, dal punto di vista dell’immagine, un disastro. Abbiamo fatto passare agli spettatori il concetto che un film, che poteva essere visto il martedì a 2 euro, il mercoledì dovesse essere visto a 9 euro. Questo ha creato un distacco fra il cinema in sala e tutte le altre forme di fruizione del cinema sui vari device, che è stato difficile colmare.
Il lavoro è quello di far riaffezionare il pubblico alle sale. Ma ci vogliono dei film che parlino al pubblico. Il fatto che i due film italiani che negli ultimi due anni sono stati primo e secondo incasso al box office, non siano stati i due film a budget più alto, ci deve far riflettere. Sono molto più importanti le storie dei budget. La produzione deve pensare al pubblico, con progetti che abbiano un pubblico. Perché se il distributore deve inventarsi qualcosa per spingere il film, vuol dire che quel prodotto molto probabilmente non funziona.
Il consumo di prodotto sulle piattaforme – ha concluso Lonigro – è diventato fortissimo: abbiamo scoperto i divani di casa e molti di noi hanno attrezzato le loro case a sale cinematografiche.
Ma altre cose hanno funzionato. Sono state ristrutturate tante sale che offrono altro insieme al film. I registi e gli attori hanno scoperto quanto è bello andare in sala a incontrare il pubblico e avere un rapporto diretto. Si è riattivato il rapporto con le scuole portando i ragazzi nelle sale. Dobbiamo continuare a lavorare insieme perché quello che la pandemia ci ha fatto capire è che solo lavorando insieme, con un obiettivo comune, riusciremo ad andare avanti. Adesso dobbiamo raggiungere di nuovo i 90, i 100 milioni di biglietti venduti del 2019.
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