Perfetti sconosciuti: un tradimento teatrale di successo

Paolo Genovese firma un adattamento teatrale brillante e coinvolgente di Perfetti sconosciuti. All'Ambra Jovinelli fino al 6 gennaio

Perfetti sconosciuti - ph. Augusto Biagini - recensione di Alessia de Antoniis
Perfetti sconosciuti - ph. Augusto Biagini
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2 Gennaio 2025 - 19.39


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di Alessia de Antoniis

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Fino al 6 gennaio torna all’Ambra Jovinelli di Roma Perfetti sconosciuti, adattamento del film cult di Paolo Genovese interpretato per l’occasione da interpretata da Dino Abbrescia, Alice Bertini, Marco Bonini, Paolo Calabresi, Massimo De Lorenzo, Lorenza Indovina, Valeria Solarino. Lo spettacolo è una produzione NUOVO TEATRO diretta da Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana e Lotus Production.

È un perfetto tradimento quello che compie Paolo Genovese con il suo Perfetti sconosciuti nella versione teatrale. Forse perché entrambe le versioni sono sue figlie, perché ne conosce ogni filo della trama e dell’ordito. Sicuramente perché sa fare il suo lavoro. E lo sa fare bene. Infatti non riadatta il film per il teatro – pur conservando le battute migliori della sceneggiatura originaria – né lo riscrive. Semplicemente lo traduce per un pubblico diverso, per un luogo diverso, in un linguaggio diverso.

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Apparentemente simili, la versione teatrale perde l’ansia che sottende il film, diventa divertente, leggera. Ne nasce una drammaturgia ritmata, sagace, senza inutili eccessi. È come un contrabbasso che non è più suonato con l’archetto in un’orchestra sinfonica, ma pizzicato in un quartetto jazz. Lo strumento è formalmente lo stesso, tutto il resto appartiene a due pianeti diversi.

Genovese dimostra di saper approcciare al teatro – questa è la sua prima regia teatrale – senza l’arroganza che ha deluso le aspettative di altre operazioni che hanno portato in scena pellicole di successo. Cambia i tempi – Mozart e Luis Armstrong compongono musiche geniali ma diverse – ma non si ricicla come drammaturgo. Non sbarca in teatro col peso della macchina da presa. Entra con sapienza in un mondo dove non è di casa, cogliendo i punti di forza dei due linguaggi. Ammiccando a un pubblico cinematografico e televisivo, conquistando quello più selettivo dei teatri.

Ne nasce una commedia coinvolgente, che attira spontaneamente risate e applausi a scena aperta. Perfetti sconosciuti non è la brutta o noiosa copia teatrale del film; ma neanche segue la tendenza dilagante di trascinare la televisione sulle tavole del palcoscenico. È una commedia che può competere con le cugine inglesi o francesi. Un’operazione dal respiro internazionale che dà a questo esperimento – davvero ben riuscito – la possibilità di restare in teatro a lungo, senza diventare “già visto” dopo un paio di stagioni. Soprattutto, Perfetti sconosciuti si è rivelato un testo che riesce a vivere benissimo senza gli attori che sono nella nostra memoria; senza far rimpiangere i volti che hanno reso famosa la versione cinematografica.

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La versione ora in teatro si avvale principalmente delle competenze del cast maschile. Fondamentali Dino Abbrescia (Cosimo) – e Massimo De Lorenzo (Lele) – solo apparentemente secondario. Marco Bonini, perfetto nel ruolo, – si vede la doppia formazione accademia/CSC – ha l’abilità di portare i tempi della comicità televisiva in teatro in modo fluido. Paolo Calabresi pesa in scena lavorando per sottrazione. Nel complesso un cast che funziona.

Vincente la tecnica di usare il cambio luci – le luci sono di Fabrizio Lucci – per effettuare cambi di set. Funzionale la scenografia di Luigi Ferrigno che contribuisce a tenere un legame visivo con la versione cinematografica.

Uno spettacolo che merita una lunga vita. Un testo che si presta ad adattamenti e traduzioni anche all’estero. Una drammaturgia contemporanea che ci ricorda la lunga tradizione del teatro italiano.

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