Di chi é il 1° maggio? La Festa del Lavoro è profondamente cambiata perché sono cambiati i protagonisti. In realtà, da sempre la Festa del Lavoro é stata la paradossale risposta intelligente, gioiosa e combattiva di chi, in effetti, per un motivo o per un altro il lavoro temeva di perderlo. Di perdere anche la democrazia che è presupposto di un lavoro tutelato dai diritti. I lavoratori temevano, combattevano e facevano festa, magari ritrovandosi, dopo la piazza, attorno a una tavola sulla quale ciascuno di loro, uomini e donne, portavano un piatto particolare e con un profumo “antico”. Piatto preparato di prima mattina, secondo tradizione. E il vino, per brindare, per scacciare il pensiero della povertà.
Il tempo è passato, restano immutati i motivi di festa e di lotta ma la Festa del Lavoro ha protagonisti nuovi. E’ soprattutto la festa di chi non ha nulla da festeggiare e vede traballare la speranza di un lavoro, di chi vive in estrema precarietà il lavoro; precarietà che rende impossibile quell’attaccamento al lavoro che è stato dei nostri padri e dei nostri nonni. Quando chi lavorava in una azienda a fine anno, leggendo i bilanci, diceva “Quest’anno siamo andati bene…”. Siamo, concetto scomparso nel mare grande del precariato: oggi il lavoro c’è ed è sottopagato, domani chissà. Chissà se potrò essere ancora qui o dovrò tirare su l’ancora e andare via, prendere il largo in un mare che ha altre rive tutte incerte.
Lavoratori, dunque, lavoratori precari e appesi a un filo sottile e giovani uomini e giovani donne con in tasca solo la paghetta, difficile per i genitori, o un paio di carte da dieci euro per le pizze a domicilio e un volantinaggio. E’ vero, tutto é buono per cominciare, ma solo per cominciare.
Ma in questo 1° maggio 2012 nella Festa del Lavoro, nuovo protagonista, fa irruzione quello che era un tempo il padrone. La crisi ha spinto in basso molti titolari di piccole e medie imprese; aziende cresciute spesso per il lavoro di un operaio che diventa titolare di impresa. Un percorso lungo e faticoso che la crisi dei nostri giorni ha intaccato, troppe volte vanificato. Crudele e cieca, la crisi spazza l’uno accanto all’altro, senza distinzione di ruolo operai e titolare di impresa. E quando le aziende chiudono gli uni e l’altro sono sulla strada e senza prospettive. Non c’è qui bisogno di ricordare la strage di imprenditori determinata dalla crisi, dalle banche cieche e sorde e dai crediti non riscossi accanto ai debiti fiscali da onorare.
Monti si è detto sdegnato per la proposta fatta dal segretario del Pdl, Alfano, di compensare crediti e debiti fiscali. Ci ha visto una nuova istigazione alla evasione. Ed è vero che sono prossime le elezioni. Sinceramente, però, ci pare una forzatura quella di Monti e l’ipotesi avanzata da Alfano appare sensata, fino a quando lo Stato non rispetterà la regola di pagare puntualmente, nei tempi indicati dall’Europa. La proposta politica – è annunciato – sarà presto trasformata in provvedimento da offrire al dibattito parlamentare. Speriamo che sia affrontato con serietà, guardando soprattutto alle urgenze dei protagonisti del mondo del lavoro che in questo primo Maggio 2012 propone le polaroid di uno schieramento diverso e accomunato dalla sofferenza.