Il forte calo dell’ economia russa potrebbe aver completato il suo corso: questo almeno è quando dicono i dati ufficiali appena diffusi in Russia a diversi mesi di distanza dall’enorme svalutazione del rublo e dalla revisioni alla spesa pubblica a causa delle misure anti-crisi. Le prospettive di ripresa sono ancora incerte, tuttavia secondo molti analisti ci si prepara ad un lento rimbalzo verso meglio perché crollo dello scorso anno nei prezzi del petrolio il declino ormai sembra essersi arrestato.
Mentre il prodotto interno lordo ha continuato a diminuire in termini anno-su-anno anche nel mese di giugno – meno 4,2 per cento, dopo il meno 4,8 per cento in maggio – il dato destagionalizzato scende solo dello 0,1 per cento mese su mese. I conteggi vengono rapportati anche ad altri dati recenti, che portano gli analisti a concludere il declino è prossimo a concludersi, almeno stando agli indicatori macroeconomici:”E ‘ prematuro parlare di recupero in termini sequenziali cosa che in realtà ci attende- prevede Alexander Isakov, economista di “VTB Capital” a Mosca – ma in termini di confronto anno su anno stiamo per toccare il fondo e dopo non potrà altro che esserci ripresa”.
Le incertezze piuttosto riguardano circa il ritmo di questa ripresa . che viene valutato con opinioni nettamente divergenti.
Il ministero dello Sviluppo Economico prevede che l’anno prossimo l’economia russa crescerà del 2,3 per cento dopo il calo del 2,8 per cento sofferto quest’anno. Al contrario, la Banca Centrale vede l’economia in crescita solo del 0,7 per cento l’anno prossimo e calcola al 3,2 per cento il calo quest’anno.
Altri economisti si aspettano una crescita dello 0,5 per cento. I più ottimisti sottolineano l’enorme impulso alla competitività dato dalla svalutazione del rublo, che è diminuito del 40 per cento nei confronti del dollaro nel corso dell’ultimo anno.
Mentre l’impatto iniziale del declino del rublo è stato quello di far aumentare l’inflazione e far tagliare la spesa dei consumatori, adesso ha provocato salari più alti, e la crescita nominale dei salari – 7 per cento nel mese di giugno – anche se è in funzione di meno della metà di un tasso di inflazione.I conseguenti tagli del costo del lavoro significano che questo adesso è paragonabile a quello della Cina, valutano gli analisti di “Renaissance Capital” ,ed hanno finito col giovare alla competitività.
La prova che paradossalmente la svalutazione ha svolto un ruolo chiave nell’ arrestare il declino economico è fornita dai dati sulla redditività dei salari industriali, i quali dimostrano il fstto che i settori che producono beni commerciabili sono fortemente sovraperformati, aggiunge Isakov di” VTB Capital”. Aggiungendo che “stiamo seguendo da vicino in termini di tempo e di altri indicatori il percorso del recupero della crisi”. In precedenza le crisi economiche russe del 1998 e del 2008 sono stati entrambe seguite da recuperi rapidi, con svalutazioni del rublo che giocano un ruolo chiave di volta in volta.
Ma alcuni analisti sono scettici circa l’efficacia di questa politica nel medio termine: “Vediamo il rischio che la politica di un tasso di cambio più debole conservi la vecchia struttura dell’economia”, dice “Morgan Stanley”, riferendosi a un eccesso di dipendenza della Russia dalle esportazioni di materie prime ed alla sua mancanza di industrie high-tech.
Il rublo debole aiuta settori merceologici orientati all’esportazione, ma può impedire la crescita di settori ad alta tecnologia, che dipendono pesantemente dalle importazioni.
Altri analisti sottolineano il ruolo di sostegno svolto dal governo, ma ci sono anche grandi questioni circa la capacità dello Stato di continuare a sostenere l’economia mediante immersione nelle sue riserve fiscali diminuzione.
Il ministero delle Finanze prevede che il suo fondo di riserva, che oggi vale più di 70miliardi di euro sarà stato speso per il 90 per cento entro la fine del prossimo anno.
Prima del crollo del prezzo del petrolio dello scorso anno, la Russia basava i suoi piani di bilancio a lungo termine sulla un prezzo del petrolio di 100 dollari al barile , ossia quasi il doppio del prezzo attuale, e questo implica tagli dolorosi alla spesa pubblica nei prossimi anni per riequilibrare le finanze dello Stato.
Natalya Orlova, economista presso “Alfa Bank”, sottolinea che le prospettive di ripresa a medio termine sono stati anche fortemente limitato da investimenti cronicamente insufficienti: gli investimenti di capitale da parte delle imprese russe, in calo del 7,1 per cento anno su anno nel mese di giugno, sono diminuiti per 19 mesi consecutivi,e nel frattempo, gli investimenti diretti esteri sono stati martellati dalla crisi nelle relazioni Est-Ovest, scendendo da 12, 9 miliardi nel primo trimestre dell’ anno scorso ad 1,3 di quest’anno. Questo è un promemoria del fatto che le sanzioni e le relative tensioni geopolitiche ancora pesano sull’economia anche se le società russe hanno resistito alla stretta finanziaria causata da un accesso limitato ai mercati internazionali dei capitali.
“Probabilmente perderemo circa il 3 per cento del PIL quest’anno ma l’anno prossimo saremo in recupero, coprendo questo gap, ma non c’è nulla in cima a questa piramide che possiamo generare, date le risorse limitate”,conclude Orlova.
Fonte: Reuters