In Alto Adige si fanno ancora figli: ecco perché

E’ legittimo domandarsi: perché? Cosa ha di particolare quel territorio, per riuscire ad andare in controtendenza rispetto a tutto il resto del paese?

In Alto Adige si fanno ancora figli: ecco perché
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15 Aprile 2019 - 08.19


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E’ l’unica isola felice del nostro paese. L’unica provincia in Italia ad avere un saldo naturale positivo: il numero dei bambini che nascono è cioè più alto del numero di persone che muoiono. Più nascite che decessi in quella che è una tendenza ormai consolidata, come l’Istat ha più volte certificato negli ultimi con le sue indagini sull’andamento demografico. E’ allora legittimo domandarsi: perché? Cosa ha di particolare quel territorio, per riuscire ad andare in controtendenza rispetto a tutto il resto del paese?

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Liquidare il dato come frutto di un generale benessere economico sarebbe riduttivo: da un lato contano aspetti culturali, come l’essere una provincia a forte tradizione agricola e nella quale, quindi, vi sono tante famiglie numerose. Dall’altra il contesto è fatto in primis da bassissimi tassi di disoccupazione e poi da un’offerta di servizi elevata, da un numero consistente di persone che lavorano nel pubblico con contratti stabili e che quindi hanno maggior sicurezze, e da misure per la conciliazione famiglia – lavoro.

Ci sono però anche una serie di sussidi approntati dalla Provincia, molti dei quali ormai in essere da diversi anni, che mirano a dare non solo un supporto alle famiglie più indigenti ma in generale a dare una spinta a quei nuclei con una situazione economica intermedia. “Il dato che, sulla crescita demografica, vede l’Alto Adige in controtendenza rispetto al resto d’Italia non è per noi una novità: non tutti sono concordi nel dire che i sussidi economici sono collegati direttamente alla crescita della natalità, ma certamente un contesto complessivo di aiuto alle famiglie influisce positivamente”, spiega Luca Critelli, direttore del Dipartimento Famiglia, Anziani, Sociale e Edilizia abitativa della Provincia di Bolzano.

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Ecco quindi le misure. Per tutte le famiglie con un reddito entro gli 80.000 euro annui, è previsto l’assegno provinciale al nucleo familiare: un supporto di 200 euro al mese per ogni figlio da 0 a 3 anni. A questo si può cumulare un altro benefit che non varia in base al reddito ma riguarda piuttosto la conciliazione: con l’“assegno provinciale al nucleo familiare”, per quei padri che svolgono attività dipendente nel settore privato e decidono, entro i 18 mesi di vita del figlio, di prendersi un periodo di congedo parentale che sia di almeno due mesi continuativi, è previsto infatti un contributo di 400 euro mensili per ogni mese trascorso a casa se si percepisce il 30% di indennità, 800 euro se il padre non gode di alcuna indennità. Una misura pilota, che per i dipendenti del comparto pubblico esisteva già, e che è stata voluta dall’assessora della precedente legislatura. Ad oggi sono circa 120 i padri che ne hanno fatto richiesta, in linea con i lavoratori del pubblico dove ci si attesta su 100 domande all’anno.

“L’assegno per bambini da 0 a 3 anni, visto anche il limite reddituale piuttosto elevato, evidentemente non è un sostegno in base al reddito, non un qualcosa pensato per famiglie in difficoltà ma – spiega Critelli – un supporto anche a nuclei con una situazione economica media. Va detto che in Alto Adige ci sono poi una serie di agevolazioni collaterali oltre ai contributi diretti: la retta del nido, ad esempio, si paga in base al reddito, e quindi chi ha un po’ di più paga una quota un po’ più alta mentre chi ha meno paga una quota minima. Poi ci sono agevolazioni sui trasporti e altre attenzioni che sicuramente creano un sistema “accogliente” per chi vuole metter su famiglia”.

Calcolato in base al reddito è invece l’assegno provinciale per i figli, che tiene quindi conto della condizione economica da una parte e della composizione del nucleo dall’altra: possono infatti richiederlo le famiglie con almeno due figli minori o un figlio con meno di sette anni, quelle con un figlio in situazione di disabilità anche se maggiorenne, chi ha un figlio minorenne e uno maggiorenne con quest’ultimo figurante sullo stato di famiglia. Per situazioni di bisogno ancora maggiore interviene anche l’assegno statale al nucleo familiare, erogato qualora si abbiano almeno tre figli minorenni e un indice Isee che non superi una certa soglia.

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A fianco alla misura statale che copre i cinque mesi di maternità con un sussidio per quelle madri che non percepiscono indennità, la Provincia da qualche anno dà un contributo per la copertura previdenziale, per 24 o 27 mesi, qualora per quel periodo la madre decida di restare a casa ad accudire i figli. Mille all’incirca le richieste presentate e soddisfatte ogni anno. “Sulla questione della copertura previdenziale per le mamme che decidono di trascorrere lunghi periodi a casa per dedicarsi ai figli, qui in Alto Adige la misura c’è da tempo. Da parte nostra – dice ancora Critelli – abbiamo sempre evitato di creare ‘guerre’ privilegiando solo chi lavora o, viceversa, solo chi decidere di rimanere a casa. Guardando complessivamente a tutte le misure che abbiamo dico che si cerca di aiutare madri e padri, sia che vogliano concentrarsi sul lavoro subito dopo la nascita sia che privilegino l’accudimento in prima persona dei bambini. Questo perché – conclude – creare contrapposizioni sulle scelte di vita del singolo è comunque controproducente e rischia di generare tensioni”. (Valentina Leone)

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