Mosca chiede, Salvini esegue: così hanno vietato le proteste alla Lukoil di Priolo
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Mosca chiede, Salvini esegue: così hanno vietato le proteste alla Lukoil di Priolo

Il prefetto di Siracusa aveva aveva vietato assembramenti. Ma prima l'ambasciatore russo Sergey Razov aveva scritto al ministro. In tono molto amichevole

Proteste davanti alla Lukoil di Priolo
Proteste davanti alla Lukoil di Priolo
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24 Luglio 2019 - 08.34


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I sovranisti che alla fin fine si dimostrano vassalli dei veri potenti. E così oggi sappiamo che il dura e pure ministro dell’Interno Salvini, tra un Savoini, un viaggio a Mosca e un osanna a Putin, accettava di buon grado le richieste dell’ambasciatore russo in tema di ordine pubblico. Che poi, detta in soldoni, voleva dire che la Russia non voleva proteste e manifestazioni davanti ai suoi stabilimenti.


La Russia chiede, Salvini esegue e il prefetto di Siracusa ci mette faccia e firma: così Luigi Pizzi ha subito dopo vietato manifestazioni di protesta nei varchi di ingresso degli stabilimenti del polo industriale di Priolo (Isab/Lukoil, Sasol, Sonatrach, Versalis e Sasol) che – diceva dopo aver ricevuto l’indicazione di Salvini – hanno determinato difficoltà e rallentamenti sia per i dipendenti sia per i mezzi pesanti sia al traffico veicolare così come anche per i rifornimenti di carburante a porti e aeroporti della Sicilia orientale.


Il prefetto ha disposto quindi il divieto di “assembramenti di persone e/o di automezzi” davanti alle portinerie degli stabilimenti industriali Isab/Lukoil, Syndial, Versalis, Sonatrach e Sasol, nel rettilineo della Ss114 e nei punti nevralgici della rete stradale urbana ed extraurbana da adesso e fino a settembre 2019.

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“Questi comportamenti – si legge nel provvedimento – contrastano la libertà di svolgimento dell’attività lavorativa da parte dei dipendenti degli stabilimenti del polo petrolchimico nonché il diritto alla libertà d’impresa”.


Peccato che ora spunti il retroscena: una lettera dell’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov a Salvini che con toni molto affabili e amichevoli chiedeva che i lavoratori non rompessero le scatole agli interessi russi. E così Mosca chiede, Salvini esegue. Pugno duro contro cortei e manifestazioni che sono poco gradite alla Russia. Intanto le scuse non mancano, perché ogni protesta o blocco tecnicamente può essere vietata per motivi di ordine pubblico. Poi se lo chiede l’uomo di Mosca, allora si fa di corsa.

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