I sovranisti che alla fin fine si dimostrano vassalli dei veri potenti. E così oggi sappiamo che il dura e pure ministro dell’Interno Salvini, tra un Savoini, un viaggio a Mosca e un osanna a Putin, accettava di buon grado le richieste dell’ambasciatore russo in tema di ordine pubblico. Che poi, detta in soldoni, voleva dire che la Russia non voleva proteste e manifestazioni davanti ai suoi stabilimenti.
La Russia chiede, Salvini esegue e il prefetto di Siracusa ci mette faccia e firma: così Luigi Pizzi ha subito dopo vietato manifestazioni di protesta nei varchi di ingresso degli stabilimenti del polo industriale di Priolo (Isab/Lukoil, Sasol, Sonatrach, Versalis e Sasol) che – diceva dopo aver ricevuto l’indicazione di Salvini – hanno determinato difficoltà e rallentamenti sia per i dipendenti sia per i mezzi pesanti sia al traffico veicolare così come anche per i rifornimenti di carburante a porti e aeroporti della Sicilia orientale.
Il prefetto ha disposto quindi il divieto di “assembramenti di persone e/o di automezzi” davanti alle portinerie degli stabilimenti industriali Isab/Lukoil, Syndial, Versalis, Sonatrach e Sasol, nel rettilineo della Ss114 e nei punti nevralgici della rete stradale urbana ed extraurbana da adesso e fino a settembre 2019.
“Questi comportamenti – si legge nel provvedimento – contrastano la libertà di svolgimento dell’attività lavorativa da parte dei dipendenti degli stabilimenti del polo petrolchimico nonché il diritto alla libertà d’impresa”.
Peccato che ora spunti il retroscena: una lettera dell’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov a Salvini che con toni molto affabili e amichevoli chiedeva che i lavoratori non rompessero le scatole agli interessi russi. E così Mosca chiede, Salvini esegue. Pugno duro contro cortei e manifestazioni che sono poco gradite alla Russia. Intanto le scuse non mancano, perché ogni protesta o blocco tecnicamente può essere vietata per motivi di ordine pubblico. Poi se lo chiede l’uomo di Mosca, allora si fa di corsa.
Leggi anche il nuovo sviluppo della storia.
Argomenti: matteo salvini