“Il mantenimento dei livelli occupazionali non può e non deve ottenersi per pochi mesi con le tasche degli imprenditori, ma deve essere la naturale conseguenza di misure durature nel tempo che permettano di pianificare e programmare le attività delle imprese, anche perché i divieti non potranno durare all’infinito e allo scadere degli stessi il risultato è già calcolato in una riduzione degli occupati stimata nella misura tra il 5% ed il 7%”. Lo scrive in un approfondimento sul decreto agosto il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi.
“Per fronteggiare le conseguenze dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 e mantenere i livelli occupazionali il governo anziché intervenire con misure strutturali che stimolino il nostro sistema economico, ha confezionato l’ennesimo pasticcio pensando bene di continuare ad imporre alle aziende determinati comportamenti al limite dell’incostituzionalità già di fatto violata (salvo poi fortunatamente fare un passo indietro cancellando quanto inspiegabilmente stabilito) con l’obbligo della prosecuzione dei contratti a tempo determinato, continuando ad imporre il divieto di licenziamento che, inizialmente in vigore dal 17 marzo al 17 agosto, è stato ulteriormente esteso dal decreto Agosto”.
“Ma questa volta – prosegue – il governo si è davvero superato con la proroga “mobile” del blocco dei licenziamenti, che scatta dal 18 agosto, seminando panico tra le imprese ed i loro professionisti che stanno tentando di sciogliere tutti i dubbi che l’art. 14 del dl 104, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 14 agosto, n. 203, ha portato con se esponendo fortemente l’imprenditore ad impugnative con il rischio di incorrere in sede giudiziale all’ipotesi di condanna al risarcimento (disciplina recentemente rivista con la sentenza della Corte Costituzionale n. 150 del 2020) unitamente alla reintegra nel posto di lavoro”.
Secondo il consigliere nazionale di Unimpresa “il pasticcio prevede diverse ipotesi in cui le aziende dovranno identificarsi: da una parte il divieto di licenziamento sarà legato all’utilizzo della Cig d’emergenza, per tutte e 18 le nuove settimane, dall’altro, in alternativa, il divieto sarà legato dell’esonero contributivo (di cui non è dato sapere le reali modalità di calcolo dello stesso) che può durare fino a 4 mesi, allungandolo, così, per molte imprese il divieto di licenziamento, tra metà novembre e fine anno: condizionare la facoltà di licenziamento non solo alla integrale fruizione degli ammortizzatori Covid (che è già una scelta che ha dei limiti di tenuta costituzionale) ma anche, seppur in via alternativa, alla fruizione di questo esonero, risulta una scelta non condivisibile, posto che le due fattispecie non sono minimamente equiparabili, stante la circostanza che la fruizione di questo esonero contributivo è incerta, perché sottoposta al vaglio della Commissione Europea”.
“Ma la situazione più scabrosa è nella terza possibile circostanza, ovvero quelle imprese che pur non chiedendo ulteriore Cassa Integrazione, pur non usufruendo dell’esonero contributivo perché magari nei mesi di maggio e giugno non hanno usufruito dell’ammortizzatore sociale, e dunque pur non prendendo un solo centesimo di aiuto saranno letteralmente violentate perché anche per loro sarà imposto il divieto di licenziamento fino a fine 2020. Appare chiaro come la disciplina del “blocco ai licenziamenti”, nonostante sia giunta al suo terzo intervento normativo, sia ancor ben lontana dal dettare una disciplina chiara, uniforme e soprattutto compatibile con il dettato costituzionale dell’art. 41, in quanto, il legislatore avrebbe potuto e, soprattutto, dovuto escludere chiaramente dal divieto almeno tutte le imprese che non ricorrono alla cassa integrazione ne all’esonero contributivo, lasciando che l’imprenditore riprenda le redini della propria impresa in un momento delicatissimo dell’economia italiana”.
“L’auspicio che il legislatore possa in tempi stretti fornire a tutti gli operatori del settore dei chiarimenti in ordine alle ulteriori ipotesi di eccezioni al blocco dei licenziamenti e che soprattutto venga ridata dignità a quegli imprenditori che continuano a rischiare la loro pelle ridando loro il pieno controllo delle loro aziende ponendo fine a questa ennesima violenza”.
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