L'unica certezza è che sarà un Natale povero per 5 milioni di italiani

Sono i dati del secondo Rapporto Censis-Tendercapital sui Buoni Investimenti “La sostenibilità al tempo del primato della salute”

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23 Novembre 2020 - 10.50


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Anche a causa dell’emergenza sanitaria, che ha allargato le maglie del disagio sociale, per 5 milioni di italiani sarà un Natale povero. Queste famiglie hanno diffocoltà nel mettere in tavola pasti decenti e 600mila persone si sono aggiunte ai poveri; 7,6 milioni di famiglie hanno subito un severo peggioramento del tenore di vita, a seguito di redditi decurtati, spese fisse da affrontare.
Sono i dati del secondo Rapporto Censis-Tendercapital sui Buoni Investimenti “La sostenibilità al tempo del primato della salute”, presentato oggi in Senato a Roma, il cui obiettivo è porre l’attenzione sulla sostenibilità sociale, intesa come l’equo accesso per tutti al benessere, con un focus sul nostro tempo di inedita emergenza sanitaria tramite le opinioni, i comportamenti e i valori degli italiani.

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A causa dell’emergenza sanitaria, rileva lo studio Censis-Tendercapital, 23,2 milioni di italiani hanno dovuto fronteggiare delle difficoltà con redditi familiari ridotti; 2 milioni sono già stati duramente colpiti nella prima ondata della pandemia; 9 milioni di italiani hanno integrato i redditi da familiari o banche. Oggi restare senza reddito non è più così difficile: a temerlo è il 53% delle persone a basso reddito, mentre il 42% degli italiani vede il proprio lavoro a rischio.

Dal Rapporto emerge una società in affanno, che a causa della pandemia vede ampliarsi le disparità. Così la sostenibilità sociale, che si intreccia con quella ambientale ed economica, in futuro non potrà più affidarsi al solo intervento dello Stato, ma dovrà contare sui buoni investimenti di una finanza capace di trasferire risparmi all’impatto sociale, con imprese che operano come una comunità. È significativo il fatto che l’82,3% degli italiani sia favorevole a misure che impongono la permanenza in Italia di stabilimenti e imprese che producono beni e servizi strategici come ad esempio mascherine e respiratori, essenziali durante la pandemia. Come si evince dal Rapporto, inoltre, questo interesse si accompagna al protezionismo contro i prodotti di Paesi che non rispettano le nostre regole sociali e sanitarie: a dichiararlo è l’86% degli intervistati (88,3% tra le donne e 89,2% tra chi risiede nel Nord Est).

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