Gli effetti del Covid sul lavoro: nel 2020 persi 456mila posti. Ampliati i divari di genere

Il calo dell’occupazione coinvolge soprattutto i dipendenti a termine (-391 mila, -12,8%). Nell'ultimo trimestre piccola ripresa con 54mila occupati in più

Dati sul lavoro in Italia
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12 Marzo 2021 - 11.54


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Pesanti effetti del Covid sul mondo del lavoro: i dati dell’Istat sono infatti sempre più preoccupanti. Un calo dell’occupazione “senza precedenti” è stato registrato nel mercato del lavoro nel 2020: sono 456 mila i posti di lavoro andati persi, per la maggior parte contratti a termine. 

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Contestualmente, si registra una forte diminuzione della disoccupazione (-271 mila, -10,5%) e un intenso aumento degli inattivi di 15-64 anni (+567 mila, +4,3%). 

Il tasso di occupazione, che nel 2018 e 2019 ha raggiunto il massimo storico, scende al 58,1% (-1,0 punti percentuali rispetto al 2019) e torna ai livelli del 2017; in calo anche il tasso di disoccupazione che si porta al 9,2% (-0,8 punti in un anno), mentre quello di inattività sale al 35,9% (+1,6 punti).
Il calo dell’occupazione coinvolge soprattutto i dipendenti a termine (-391 mila, -12,8%) e, in minor misura, gli indipendenti (-154 mila, -2,9%); il lavoro dipendente a tempo indeterminato mostra invece una crescita (+89 mila, +0,6%).

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La diminuzione investe il lavoro a tempo pieno (-251 mila, -1,3%) e, soprattutto, il part time (-205 mila, -4,6%); la quota di part time involontario, inoltre, sale al 64,6% (+0,4 punti) dell’occupazione a tempo parziale (la quota calcolata sul totale degli occupati scende all’11,9%, -0,3 punti, per effetto del più forte calo dei lavoratori part time).
Spiragli di ripresa del mercato del lavoro si registrano nel quarto trimestre con il numero di occupati che cresce di 54 mila unità (+0,2%) rispetto ai tre mesi precedenti, per effetto dell’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato – in termini assoluti superiore al calo di quelli a termine – e della lieve crescita degli indipendenti.

Allo stesso tempo, si registra una riduzione del numero di disoccupati (-122 mila) più consistente di quella degli inattivi di 15-64 anni (-10 mila). 

L’aumento degli occupati riguarda i dipendenti permanenti (+89 mila, +0,6%) e gli indipendenti (+7 mila, +0,1%) mentre il numero dei dipendenti a termine continua a diminuire (-41 mila, -1,6%).
Il tasso di occupazione si attesta al 58,2%, in aumento di 0,3 punti rispetto al trimestre precedente, per effetto di un calo nel Nord (-0,1 punti) più che compensato dalla crescita nel Centro (+0,7 punti) e nel Mezzogiorno (+0,5 punti). 

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Il tasso di disoccupazione, dopo la crescita del terzo trimestre, torna invece a diminuire portandosi al 9,2% (-0,5 punti rispetto al terzo trimestre 2020) e il tasso di inattività sale al 35,8% (+0,1 punti).
La pandemia ha mutato il mercato del lavoro. Il calo dell’occupazione riscontrato negli ultimi mesi ha coinvolto soprattutto i dipendenti a termine mentre aumentano invece le assunzioni a tempo indeterminato in termini assoluti superiori al calo di quelli a termine.

Contestualmente, si registra una riduzione del numero di disoccupati (-122 mila) più consistente di quella degli inattivi di 15-64 anni (-10 mila).
Il numero degli occupati è pari a 22 milioni 889 mila persone; per il secondo trimestre consecutivo prosegue, a ritmi meno sostenuti, la crescita occupazionale (+54 mila, +0,2% rispetto al terzo trimestre 2020), dopo il calo nei primi due trimestri dell’anno.

L’aumento riguarda i dipendenti permanenti (+89 mila, +0,6%) e gli indipendenti (+7 mila, +0,1%) mentre il numero dei dipendenti a termine continua a diminuire (-41 mila, -1,6%).
In termini tendenziali, l’occupazione è ancora in calo (-414 mila unità, -1,8% rispetto al quarto trimestre 2019), nonostante i dipendenti a tempo indeterminato aumentino di 98 mila unità (+0,7%); a diminuire sono soprattutto i dipendenti a termine (-383 mila, -12,3%), ma continuano a calare anche gli indipendenti (-129 mila, -2,4%).

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La riduzione interessa sia gli occupati a tempo pieno sia quelli a tempo parziale, tra i quali l’incidenza del part time involontario raggiunge il 65,2% (+1,3 punti). Diminuiscono i disoccupati (-172 mila, -6,7% rispetto al quarto trimestre 2019), sia in cerca di prima occupazione sia con precedenti esperienze di lavoro, e si intensifica l’aumento del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (+403 mila, +3,1% in un anno).
Il tasso di occupazione, pari al 58,2%, cresce in termini congiunturali (+0,3 punti rispetto al terzo trimestre 2020), ma è ancora inferiore di -0,8 punti a quello del quarto trimestre 2019. Il tasso di disoccupazione diminuisce, in termini congiunturali e tendenziali, mentre quello di inattività – tra le persone con 15-64 anni – aumenta soprattutto nel confronto con il quarto trimestre 2019.
L’analisi dei dati di flusso – a distanza di 12 mesi – mostra una diminuzione della permanenza nell’occupazione (-0,9 punti tra il quarto trimestre 2019 e il quarto trimestre 2020 rispetto all’analogo periodo tra il 2018 e il 2019), soprattutto per i giovani di 15-34 anni e nel Nord.

I dipendenti a termine presentano il calo più forte (-3,9 punti), con un aumento delle transizioni sia verso la disoccupazione (+2,0 punti) sia verso l’inattività (+1,9 punti).

Intanto, è  ‘boom’ degli inattivi nel mercato del lavoro, cioé di coloro che un lavoro nemmeno lo cercano. La maggior parte di questi – 300 mila persone – dichiara di non cercare un’occupazione, chiamando in causa la pandemia: dati alla mano, l’Istat rileva che nel IV trimestre, il quarto consecutivo, a un ritmo più accentuato rispetto al trimestre precedente, cresce il numero di inattivi di 15-64 anni (+403 mila, +3,1% in un anno), insieme al corrispondente tasso (+1,2 punti ).

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Aumentano sia le forze di lavoro potenziali, componente più vicina al mercato del lavoro, sia il numero di coloro che non cercano e non sono subito disponibili a lavorare. 
L’aumento tendenziale dell’inattività è legato ai motivi familiari (+85 mila, +2,9%), a quelli di studio (+68 mila, +1,6%) e, soprattutto, agli altri motivi (+300 mila, +19,3%), tra i quali prevale la mancata ricerca di lavoro per problemi legati all’emergenza sanitaria (“tutto fermo”, “nessuno assume causa covid”, “timore del contagio”, “aspetta che si attenui la pandemia”, ecc.). 

Torna ad aumentare anche il numero degli scoraggiati (+85 mila, +6,4% in un anno), ossia di coloro che dichiarano di non cercare un lavoro perché ritengono di non trovarlo, soprattutto tra i 15-34enni, nel Centro-nord e tra gli stranieri. 
In media annuale la pandemia ha poi ampliato i divari di genere sul mercato del lavoro. Il calo dell’occupazione è stato maggiore tra le donne: -249 mila occupate (-2,5% rispetto a -1,5% tra gli uomini) e -1,1 punti nel tasso di occupazione (-0,8 punti tra gli uomini).

Tra le donne la disoccupazione è scesa di più, -140 mila disoccupate (-11,4% contro -9,7% degli uomini) e -0,9 punti nel tasso (-0,7 punti per la componente maschile), e il tasso di inattività è maggiormente aumentato (+1,8 punti in confronto a +1,4 punti tra i maschi), nonostante il numero di inattivi sia aumentato di più tra gli uomini (+5,4% contro 3,7%).

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